lunedì 4 aprile 2011

Viavai al Quirinale, Napolitano dà l'ultimo avviso a Berlusconi. Ma può sciogliere le Camere? Ce lo spiega il presidente della Corte Costituzionale, Piero Alberto Capotosti

Roma. «Non è in corso una crisi ministeriale, eppure il presidente della Repubblica convoca i capigruppo al Quirinale come se questa fosse in atto. Si tratta di una pratica del tutto inusuale, e forse senza precedenti. Sorge il dubbio che Giorgio Napolitano ormai non creda più nella consistenza di questa maggioranza, e che l’escalation di comportamenti poco rispettosi delle istituzioni lo abbia fortemente scosso. Quando il capo dello Stato interviene in modo così diretto nell’agone parlamentare, e ricorre a prerogative solitamente considerate come eventuali, è segno che l’equilibrio delle Camere è labile». Presidente emerito della Corte costituzionale, Piero Alberto Capotosti commenta così le allarmanti notizie provenienti dal Colle che vedrebbero ormai notificato al governo Berlusconi il preavviso di sfratto.
Presidente, anche Giorgio Napolitano è stufo di questo governo?
La convocazione dei capigruppo lascia pensare a un Quirinale in forte allarme, che non si accontenta della rituale convocazione dei presidenti delle due Camere, ma intende tastare il polso della situazione direttamente dalle voci di maggioranza e opposizione. Ma c’è dell’altro.
Dica pure.
Non solo si può supporre che Napolitano intenda vagliare se la tenuta di questo governo è fattuale, e non sia invece rimasta soltanto sulla carta. Ma l’operazione del presidente della Repubblica può essere letta anche come un primo sondaggio teso a valutare la presenza di maggioranze alternative.
I recenti teatrini devono averlo spazientito.
Le immagini diffuse in ogni dove in questi giorni lasciano senz’altro basiti, ma oltre a una diffusa condotta sopra le righe, ci sono altre ragioni che possono aver condotto alla minaccia di scioglimento della Camere.
La bagarre sul processo breve?
La disfida sulla giustizia non è che l’ultimo episodio di un lungo cortocircuito. Ma il problema è ancora più sostanziale. Ciò che giustifica lo scioglimento delle Camere è il criterio di funzionalità delle stesse, la loro produttività. E se si osserva a fondo l’attività legislativa di questo governo, i risultati sono alquanto scarni: alcuni decreti, leggi delegate, e un ricorso consistente a voti di fiducia.
In effetti è opinione diffusa che l’unica cosa riuscita bene a questo governo, è la paralisi.
Il fatto è che non basta la presenza di una maggioranza per considerare percorribile il prosieguo della legislatura. Occorre saggiare anche la consistenza della stessa, e come detto, la sua funzionalità rispetto alle necessità del Paese. Inoltre, rispetto al 2008, va annotato che siamo in presenza di un cospicuo rimpasto, in rapporto alla volontà popolare che insediò al potere questo governo
Fli, Responsabili, più di cento “trasferimenti”. Una specie di nuova elezione, in pratica. Ma il Quirinale scioglierà davvero le Camere?
Quella del presidente della Repubblica è un’operazione di moral suasion in piena sintonia con l’altissimo profilo morale proprio di Giorgio Napolitano. Il capo dello Stato tenta di stimolare il corretto funzionamento delle istituzioni, che evidentemente reputa a rischio. Ma la Costituzione stabilisce che la decisione di porre fine alla legislatura, dovrebbe essere controfirmata anche dal presidente del Consiglio.  
Intesa complicata. Berlusconi accuserà il colpo?
L’attivismo del capo dello Stato è inversamente proporzionale alla solidità del governo. Se il Quirinale implementa le proprie attività al di là delle pratiche consuete, è segno che il quadro politico è diventato fortemente instabile.
Che cosa dice la Costituzione di insulti e schiaffoni?
Ciò che accade è imputabile a un bipolarismo muscolare, che mostra i bicipiti e urla le sue ragioni. Il metodo Calderoli ha infiammato gli animi e liberato i politici dal rispetto per i propri elettori. Ma per la fattispecie dei recenti schiamazzi, non serve scomodare la Carta. È più che sufficiente la buona educazione. (f.l.d)


Da Liberal 2 aprile 2011

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