martedì 5 aprile 2011

Omicidio di Stato? Cospirazione? Dopo anni di imbrogli e manipolazioni, ecco finalmente la verità sull'attentato a Malcolm X

«L’uomo bianco ha commesso l’errore di farmi leggere i suoi libri di storia», amava ripetere Malcolm X quando già presentiva che gliene sarebbero stati dedicati un bel mucchio. Ma fra tutti quelli a lui dedicati, virati fra i due estremi del pamphlet e del mito prometeico, Omowale rischia di essersi perduto il più completo. Che per uno strano balzello imposto dal destino ne ha castigato l’autore, tre giorni prima che la monumentale biografia vedesse la luce. Non aveva ancora sessant’anni, Manning Marable,  storico e attivista afroamericano, professore alla Columbia University di New York. E venti abbondanti li aveva trascorsi tra archivi e bibliografie sterminate, nel compilare quella che si preannuncia  come la più rivoluzionaria opera storica dedicata all’attivista nero: Malcolm X: A Life of Reinvention, che il New York Times preannuncia ricca di rivelazioni scottanti.
Al centro delle molte controversie documentate dal libro c’è il clamoroso passo indietro della polizia, che di fronte alle minacce di morte rivolte a Malcolm X, si lavò le mani in quanto i pericoli a cui era esposto un pericoloso estremista come lui non avevano priorità assoluta nell’agenda della sicurezza nazionale. Curare, insomma, era assai più vantaggioso che prevenire nell’esplosivo clima che portò all’assassinio del 14 febbraio 1965. E altrettanto sommarie, furono di conseguenza le vicende legali seguite all’attentato. Il professor Marable sostiene infatti che per l’omicidio furono condannati ingiustamente due uomini, e che altri quattro loschi figuri coinvolti nell’assassinio furono prosciolti senza fondate ragioni. E non inganni il forte coinvolgimento di Marable nell’indagine, nè la facile tentazione di dare libero corso all’emotività come di solito accade nel revisionismo d’assalto. «Ogni parte del suo corpo è stata dedicata a questo libro. È davvero straziante il fatto che non sarà qui con noi per il giorno dell’uscita», conferma l’editore di Marable all’indomani del triste annuncio. Durante la sua vita l’accademico afflitto da tempo da gravi problemi di salute ha messo in fila migliaia di brogliacci dell’Fbi e della Cia, che tra l’altro dimostrano a scanso di accuse di partigianeria come il leader nero volle enfatizzare i suoi trascorsi delinquenziali, per dimostrare al popolo nero quanto fosse prodigioso il potere salvifico della Nation of Islam. E inoltre, le ricerche di Marable, tratteggiano un leader molto meno acerrimo di quanto lo si dipingesse, attraversato com’era da forti perplessità su religione e polizia.
Contrariamente a quanto tramandato dalla tradizionale opera guida firmata da Alex Haley, su cui Mirable annota: «Haley era repubblicano. Era estremamente contrario al nazionalismo nero. Il suo scopo era dimostrare che il separatismo razziale della N.O.I. fosse qualcosa di patologico, la logica estremizzazione di esclusione e isolazionismo razziali. E Malcolm, carismatico com’era, una figura molto affascinante, nondimeno riassumeva in sé questi tratti negativi. Haley sentiva di poter creare un forte argomento a favore dell’integrazione razziale, mostrando all’America bianca quali fossero le conseguenze del suo appoggio al separatismo razziale, che avrebbe finito di produrre solo odio». Ma Marable, a proposito di quello che è ritenuto il testamento spirituale del leader nero, ha importanti rivelazioni:tre capitoli sono stati espunti, e li ha in custodia  Greg Reed, un avvocato di Detroit che li tiene gelosamente custoditi. Il perché fu suggerito dal professore in un’intervista a Democracy Now: «Credo che se potessimo leggere i capitoli mancanti del libro, capiremmo meglio perché forse, sottolineo forse, l’Fbi, la Cia, la polizia di New York e altri componenti delle forze dell’ordine, temessero fortemente i progetti di Malcolm X, dato che stava tessendo una inedita, trasversale e larghissima coalizione nera, tra nazionalisti e integrazionisti. In un certo modo, preconizzava con trent’anni di anticipo la Million Man March». Ma veniamo ai terribili eventi della Audubon Ballroom, che chiusero a 39 anni la parabola di Malcolm X.
Il professor Marable argomenta nel libro che «alla fine si dimostrerà che non c’è stata una vera e propria cospirazione, quanto una convergenza di interessi nell’eliminazione della voce e della visione di Malcolm X». Concorso in omicidio, dunque. È questa la scomoda eredità che contro il quetismo diffuso tra le cattedre del pianeta, ci lascia Mirable in un’opera che segna la fine della sua esistenza. E forse l’inizio di una lunga cammino, alla ricerca della verità. (f.l.d)

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