Non è legarsi a una donna che l’uomo teme: è il separarsi da tutte le altre, sibilò la buonanima di Helen Rowland. E alcuni decenni dopo, l’avvisaglia di naufragio fu gorgogliata con tacitiana compostezza da Ambra Angiolini: «Tu stavi con Francesca ma Francesca amava Davide. Abbiamo cominciato in quattro e adesso siamo solo io e te». È la solitudine dei numeri terzi, il vero titolo del matrimonio moderno, una galleria fantasmatica dove soffia il Grande Freddo della nostalgia. A metà tra la Gita Scolastica nel rimorso à la Pupi Avati, e il carosello lacrimoso delle Parole che non ti ho detto, l’eterno ritorno della carrambata, ha trovato su Facebook il palcoscenico perfetto. A tal punto che questa simpatica macchina del tempo, spesso lascia spiaccicate sull’asfalto fior di coppie.
Chiacchere da bar, confessioni imbarazzate, silenzi strategici, risatine alla macchinetta del caffé, cominciano ad avere un contorno più preciso. L’indagine condotta dall’American Academy of Matrimonial Lawyers, è un vero avviso ai naviganti: a Manhattan e dintorni Facebook è responsabile di due divorzi su dieci. E per meglio recepire l’entità della cosa, i matrimonialisti spiegano che l’ottanta per cento delle loro parcelle, viene ormai a seguito di sfortunate attività clandestine sui social network. La rete, insomma, ratifica la crisi dell’amore nell’era della sua riproducibilità tecnica. Il canovaccio è quello scontato della telenovela social: aggiungi un amico, l’amico ti aggiorna sui vecchi tempi, e a te non importa nulla ma sopporti in vista dell’obiettivo più nobile. Finalmente chiedi della vecchia fiamma, lui ti suggerisce l’amicizia (ma non negare, gliel’hai suggerito tu per di più schermendoti come un vecchio cenobita distante dall’arengo mondano) e il gioco è fatto. Quattro ricordi in padella, affettato misto di allusioni e ammiccamenti, e fotocamera con vista (il meno possibile) sulla tua disumana calvizie. Dessert di sospiri, macedonia di rimpianti, e il caffé è servito. Al tavolino di un bar stavolta, eccitati come ladri ma con il volto travisato da un manto di genuina e antica purezza: «Due chiacchiere con te dopo così tanto tempo. Non mi sembra vero, ». E infatti non è vero per niente. Il passo dall’affollato social network a una più recondita camporella è breve, il tutto nobilitato dalla sublime tenerezza di sentirsi ancora prepuberi senza un filo di torbidi intenti. Il destino, il concilio con gli dei, il sublime kantiano, il fanciullino di Pascoli, Silvia rimembri ancor, e lei donzelletta che veniva dalla campagna. Quanta letteratura, per riempire il libretto delle giustificazioni di una chat. Attimi di felicità, dove risuona la struggente melodia di Morricone. In pratica, un bel film strappalacrime di Tornatore, che galeotto il portatile diventa in un secondo un thriller di Polanski, solo un po’ più sanguinoso. La moglie o il marito, entrano nel sogno con tutte le disturbanti credenziali di un progetto di vita comune, e l’ascia di Jack Torrance a suggerire la probabile conclusione dello stesso. E non a caso, ben il 66 per cento degli avvocati divorzisti americani cita la piattaforma di Palo Alto come prova per le cause in cui due coniugi vogliono interrompere la propria unione. «Grazie a Facebook ci si incontra con i vecchi amici del liceo o dell’università e la condivisione di storie personali può portare in breve tempo a un forte senso di intimità che può poi portare al contatto fisico», sintetizza lo psicologo Steven Kimmons, con amorevole spirito eufemistico. Il movente è sempre quello, dunque, dell’equa suddivisione del fardello: quando un coniuge intende divorziare dall’altro la colpa in genere è di tutti e tre. Non va meglio dall’altra parte dell’Oceano, dove secondo lo studio di avvocati britannico Divorce-Online, i social network sono causa di divorzio in un caso su cinque. Ma in parallelo, la bacheca di Facebook spesso funge da galante succedaneo alla mitica “civile discussione, che dopo tanti anni è il minimo”.
Ne sa qualcosa Emma Brady, giovane che ha appreso le intenzioni del marito direttamente dalla sua bacheca, dopo anni di felice matrimonio: «Neil Brady ha messo fine al proprio matrimonio con Emma Brady», ha scritto sul suo status il cazzutissimo Neil. È la legge del social network, bellezza. Il divorzio è l’apostrofo rosa tra le parole “t’aggiungo”. (f.l.d)
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