Lo aveva detto l'altro giorno Ferdinando Adornato in Parlamento, che non bisogna confondere Aldo Moro con Lele Mora. E a scanso di equivoci, l'agente più chiaccherato d'Italia arricchisce oggi il proprio personale casellario giudiziario a Milano, dove il tribunale fallimentare di Milano ha dichiarato il ‘fallimento personale’ dell’agente dei vip nonché di una delle società di cui è stato definito ‘il dominus’, la ‘Immobiliare Diana’. Mora aveva provato a salvare la sua Lm Production cercando di ottenere l'approvazione dell'istanza di fallimento, ma i giudici l'hanno rigettata. Il parrucchiere, sedicente compagno di Fabrizio Corona, non è nuovo alla disinvolta gestione dei suoi affari. Nel 2000 infatti era stato condannato dal fisco per un'evasione fiscale di un certo peso: soltanto 5 miliardi delle vecchie lire. Ma invece di lasciare, non ancora pago, raddoppia nel 2008, quando il fisco accerta un'altra discreta sommata messa da parte dal fido Lele: 5,6 milioni di euro. Ma il buon Lele ha sostenuto che l'evasione contestata dagli inquirenti è in realtà del tutto lecita, e legata alla fitta attività imprenditoriale: regalini ad amici e collaboratori, viaggi pagati a persone non legate alla loro società, affitti di residenze in Sardegna e cenette ad hoc. Linea difensiva molto interessante, perché spiegherebbe come mai Mora ha dichiarato di guadagnare 10mila euro all'anno, anche se vive in una casa che gli costa più di 200mila euro all'anno. Innocenti evasioni, dunque, quelle di Mora. Che già gli costarono la condanna a 3 anni e 4 mesi di reclusione per spaccio, poi ridotta a un anno e sei mesi in appello.
Oggi la condanna per fallimento da parte delle solite toghe rosse. Che ovviamente hanno un antropologico disprezzo per i parrucchieri Meno male che Silvio c'è.
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