mercoledì 8 giugno 2011

Silvio Berlusconi e Rai sono lieti di presentare il nuovo capolavoro di regime: L'Olio di Lorenza. Guest star Michele Santoro

Da Liberal  8 giugno 2011

Dopo il seppuku delle comunali, Berlusconi aveva promesso di accelerare sulle riforme. Il vertice ad Arcore doveva produrre soluzioni importanti per il futuro del governo. E infatti, come da minaccia del premier, qualc(uno) s’è finalmente occupato di quel fetido clone televisivo di Pisapia, il ladro di voti che ha strappato tre quarti di Italia al carisma del premier, più noto agli estremisti sotto il nome in codice di Santoro Michele. È arrivata insomma puntuale la cancellazione di Annozero. Nessun editto bulgaro stavolta, ci mancherebbe. L’obiettivo era dare a Santoro quello che era di Biagi: mostrare che il conduttore se n’è andato sua sponte, e con una buonuscita milionaria. Non una becera epurazione, ma un editto consensuale, ecco. Un rimpatrio volontario con biglietto di prima classe. Ritardato dalla goffaggine dell’assistente regista Mauro Masi, finalmente il governo Berlusconi e RaiCinema sono lieti di annunciare il film che tentavano di coprodurre da anni: L’olio di Lorenza. Ricino di alta qualità, naturalmente, da somministrare in separata sede e ad alta resa lubrificante. La stessa benefica sostanza che sarebbe stata difficile da far digerire al cda del servizio pubblico. Prova ne sia che l’allontanamento del conduttore è stato patteggiato in gran segreto tra il direttore generale e lo stesso anchorman di Annozero, passando sopra la testa del consiglio di amministrazione indignato per essere stato scavalcato. Ma i membri del cda Rai non denunciano soltanto l’inaccettabilità del putsch berlusconiano. Ne denunciano anche la sua puntuale, e tradizionale ridicolaggine.

Nel patto siglato da Santoro non è stata infatti allegata Ia clausola di non concorrenza che per un biennio non avrebbe permesso al conduttore di rifare Annozero. Sicché il programma campione d’ascolti potrà continuare a fare sei milioni di spettatori, ma con l’unica differenza che gli introiti milionari generati dal programma finiranno nelle tasche di La7. Un capolavoro di finanza creativa, che non a caso ha già bloccato la riunione che domani avrebbe dovuto definire alcune nomine di un certo peso in seno al cda Rai. A conferma della diffusa sensazione a metà tra il raccapriccio e l’imbarazzo, Santoro ha reso noto che viale Mazzini ha annullato la conferenza stampa prevista nei locali dell’emittente pubblica. Sarebbe stato abbastanza degno del dadaismo berlusconiano, includere nello stesso spazio comunicativo Massimo Liofredi, direttore di Raidue che avrebbe dovuto elencare i numeri record di Annozero, e il conduttore di punta della rete che invece avrebbe chiarito i reali motivi che l’hanno indotto ad accettare il divorzio meno consensuale della storia. «Considerata la decisione della Rai di annullare la conferenza di fine produzione prevista questa mattina a via Teulada», ha spiegato ieri il giornalista di Salerno, «saluterò il pubblico e i colleghi nell’anteprima dell’ultima puntata di domani». Ciò nondimeno, le cautele e la qualità del ricino prescelto per l’attenzionato numero uno dell'Ochrana berlusconica, non sono d’aiuto neanche questa volta. Per oscurare la nitida verità dei numeri di Annozero, non basterebbe neppure una secchiata di quei vasetti per la popò dei bimbi amati da Minzolini. Per restare al 2009, ciascuna puntata del programma di Santoro è costata 194 mila euro e ha avuto in media cinque milioni di spettatori per uno share del 20 per cento. Ma i costi non si sono limitati a essere coperti dai ricavi pubblicitari: la pubblicità ha portato nelle casse dell’azienda il triplo di quanto ha speso per ogni puntata. Più nel dettaglio, ogni inserto pubblicitario di Annozero, della durata di 30 secondi, è stato venduto tra i 59mila e i 66mila euro. Cifra da moltiplicare per cento spot totali, per un ricavo di 600mila euro ogni giovedì. Il tesoro più prezioso del palinsesto Rai, in poche parole. Tanto più utile, quanto più si è rivelata disastrosa la corazzata Potëmkin imposta dal Cavaliere a viale Mazzini: dati alla mano, e fantozzianamente, una rara sequela di “boiate pazzesche”. In primis Qui Radio Londra di Giuliano Ferrara, che per fare un giro di seggiolone ogni sera ci costerà 15 milioni di euro per i prossimi tre anni. Trentaduemila euro a orbitazione per un’impresa giudicata impossibile: riuscire a mettere in fuga un altro milione di spettatori da Rai1, oltre a quelli già allontanati a frotte bibliche dal tg1 dei record (tutti negativi) di Minzolini. In questo caso, non decide il mercato ma la difesa della vera cultura: Ferrara non chiude fino a quando l’ultimo giapponese non lo lascerà a roteare da solo dopo essere morto di inedia. Ed in quota Potëmkin c’è anche recente programma di Vittorio Sgarbi, quattro puntate per 8 milioni di euro di spesa. Esito: chiusura al debutto e assegno in salvo. Quanto basta perché Sgarbi abbia potuto accogliere il flop con un sorriso birichino. Il dramma, dunque, non è che Santoro va via. La vera tragedia sono quelli che restano al guinzaglio della Rai berlusconica. Quelli del nuovo format a spese degli italiani: Hannozero. (f.l.d)
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