giovedì 12 marzo 2009

La calliginefobia. Ovvero l'ansia dell'uomo che perde la testa davanti a una "femmina" irresistibile


«L'unico modo di trattare una donna è di farle la corte, se è carina, e di farla a un'altra, se è brutta», prescriveva Oscar Wilde ai giovani dandy. Eppure, di quell'assioma che ha mutato in esteti anche
oscuri vetturini, e in femministe persino belle donne, oggi non c'è più dimostrazione. Sarà che tanta pelle ha messo a nudo la fantasia, sarà che a fare un giro in centro si rischia la labirintite, ma la bellezza raccoglie sempre più spettatori, e sempre meno protagonisti. Alcuni, arrivano al punto di darsela a gambe, in sua presenza. Basta che la signorina in fila davanti a loro, riveli una vaga somiglianza con la Venere callipigia dalle parti dei jeans, e sempre più uomini diventano preda del terrore. Respiro corto e ansimante, battito cardiaco irregolare, sudorazione, nausea. Un tempo cantati in versi e strofe, le premesse dell'amore sono state rubricate a sintomi di una nuova patologia. La chiamano calliginefobia, e colpisce le sue vittime con violenti attacchi di panico, senso di cupa disperazione, e nei casi più gravi induce crisi depressive che spingono il soggetto all'isolamento e al rifiuto di qualsiasi rapporto comunicativo. Tutta colpa di madri fulgide ma asfissianti, tate floride ma crudeli, o maestrine dalla penna azzurra e dalla bacchetta facile. Non tutti hanno avuto l'infanzia di Pirra, più noto come Achille nei panni di un guerriero. Chi ha la sfortuna di crescere tra donne belle ma pericolose rischia, secondo gli esperti, di sentire la bellezza come un attentato al proprio equilibrio. Nulla di poetico, però: soltanto capogiri, rabbia, e incontenibile bisogno di fuggire. Una specie di condanna che obbliga chi la patisce a sperare nella bruttura. A pregare che la vicina, tenga i capelli spettinati. O a sperare che quella donna, che si avvicina nel buio, abbia tutte le probabilità di essere quella bidella delle scuole medie. Per niente bella, molto pericolosa, per niente bella trent'anni dopo. Ma la calliginefobia non si manifesta solo sui predellini dei tram. Alcuni uomini non riescono neppure a visitare musei e gallerie, nel terrore di imbattersi in troppa grazia. Assolutamente vietate Paolina Borghese e la Danae di Klimt, i sofferenti devono ripiegare insomma su soggetti più rassicuranti come le donne di Botero o le cariatidi dell'Acropoli. Identico consiglio anche per la vita coniugale. Molti di questi soggetti, a quanto pare, vivono il confronto con il corpo femminile come una sorta di umiliazione. Un'insopportabile sfoggio di perfezione, di fronte al quale l'uomo avverte chiaramente come a discendere dalle scimmie, siano stati soprattutto i maschi. Le cure, ovviamente, passano per terapie psicologiche mirate. Di quelle messe a punto per vicende freudiane ben più complicate. Il diritto alla bellezza, e la libertà di sceglierla, non è cosa da poco, in questa nostra terra che ha trasformato in poeti i tanti esuli costretti a lasciarla. Siamo in Italia. E a parte le tasse, ci sono un sacco di cose bellissime.




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