martedì 28 giugno 2011

Io, leghista doc vi dico: «Siamo diventati ridicoli, Bossi e i suoi ormai sono come Totò, Peppino e i ministeri»

Roma. «È sconsolante vedere il Carroccio ridotto così. Bossi e i suoi si sono lasciati trainare da Berlusconi per anni, nella speranza di ottenere il tanto sospirato federalismo. Il problema è che del progetto originario è rimasto poco e niente e oggi abbiamo soltanto un terribile pasticcio che non fa altro che riconfermare il centralismo romano. Falliti i veri obiettivi, la mia Lega tenta di arrabbattarsi come può e colleziona ormai da tempo compromessi e scivoloni per tentare di arginare il malcontento. La questione dei dicasteri, ad esempio, sembra la parodia di un film: Totò, Peppino e i ministeri». Leghista della prima ora, ex ministro del Bilancio del Berlusconi I, Giancarlo Pagliarini ha lasciato il Carroccio nel 2007, in aperto contrasto alla linea del partito, sin troppo acquiescente nel permettere molto a Silvio, e poco al federalismo da lui immaginato. Di quel progetto, spiega lui, «non è rimasto niente, urlano contro Roma ladrona, ma resta tutto tale e quale».
Scatenare una canea per strappare i ministeri a Roma e portarli a Milano: non sarà che andando con la ladrona, la Lega ha scoperto che le piace latrocinare?
Questa dei ministeri è una cosa da manicomio. Ci siamo scagliati da sempre contro il centralismo romano, e oggi ci ritroviamo a elemosinare qualche stanza del Palazzo da mettere su un camioncino e trasportare al Nord. Roba da matti.
Restiamo in tema. Che ne pensa di Bossi che urla per avere le banche?
Una boiata pure questa. Da troppo tempo strilliamo per avere pezzi di potere che abbiamo sempre combattuto in nome di un ideale che si chiama federalismo.
Di che si lamenta? In fondo Berlusconi, almeno con voi è stato di parola. Ve l’ha dato.
Nemmeno per sogno. Questo federalismo è una presa in giro che serve soltanto a fare meno trasferimenti. Afferma il principio che se una Regione fa la buona viene premiata, e se è discola viene punita. Ma indovini un po’? È sempre lo Stato a fare la pagella, e a decidere sui soldi.
E com’è possibile che soltanto Bossi non se ne sia accorto, di quest’imbroglio?
C’è una sola spiegazione: è in buona fede perché non ha letto i decreti del federalismo fiscale. E poi Bossi sa bene che Berlusconi non ha tenuto fede alla settima missione.
Settima missione? Urgono approfondimenti.
Il premier aveva sottoscritto con Bossi un impegno in sette punti. L’ultimo di questi era portare in Gazzetta ufficiale una legge approvata dalla Regione Lombardia che avrebbe avviato il processo del vero federalismo: l’ottanta per cento dell’Iva da lasciare sul territorio, e la perequazione tra Regione e Regione.
E quindi come la vede la spiegazione della cattiva fede di Bossi?
Forse è stanco, perde colpi, si accontenta perché “piuttosto è meglio che niente“. In alternativa bisogna pensare che abbia una strategia il cui senso mi sfugge. Resta il fatto che gli scontenti aumentano ogni giorno di più, nella base.
Ce n’è uno abbastanza rinomato come Maroni. Che cosa si nasconde dietro al litigio tra i due?
Nella Lega ci sono due anime: una che predica la politica dei piccoli passi, l’alleanza con Berlusconi, il lavoro paziente all’interno del sistema di potere. E un’altra a vocazione solitaria nella quale mi iscrivo. La verità è che sia con Berlusconi, che con Bersani, non cambierà mai niente: per ottenere qualcosa, la Lega deve fare da sola. Avere le mani libere.
La convince una Lega guidata da Maroni?
La linea Maroni è quella dei servitori dello Stato. Una stupidaggine, perché i servi non sono liberi, e semmai è lo Stato che deve servire i cittadini.
Torniamo a Bossi. Mettersi di traverso sul decreto rifiuti è la mossa demagogica di un leader in difficoltà?
Probabilmente c’è il tentativo di rinsaldare i legami con gli elettori scontenti, lo ammetto. Ma resta il fatto che Napoli non può essere aiutata ogni anno. Dare una mano alla città, significa ritrovarsi l’anno prossimo nella stessa situazione. È ora che la Campania impari a fare da sola, senza cercare salvacondotti. De Magistris si inventi qualcosa per fare funzionare la sua città.
Beh, anche il vostro Formentini si inventò la solidarietà altrui nel 1995, per liberarsi dai rifuti.
Imparagonabile. Napoli si è servita di milioni e milioni di euro di soldi pubblici senza aver mai risolto il problema.
Sicuro di aver lasciato la Lega?
Vede, io resto leghista perché continuo a credere nel federalismo attuato con successo in Svizzera. Quel federalismo che in premessa, nella Costituzione, dice che ciascun cantone è diverso. Ammettere la diversità è il primo passo per far funzionare davvero le cose anche in Italia.
È così che andra?
Sono molto scettico, ma siccome ho indovinato su Pisapia sindaco a Milano, faccio un pronostico. Non si arriva a fine legislatura. Tra poco si andrà ad elezioni e vincerà la sinistra.
Scusi, e il federalismo?
Già. Appunto. E il federalismo?
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