All’indomani del “pareggio” (copyright di Verdini) che ha visto soccombere Letizia Moratti sotto i colpi percentuali (sette) di Giuliano Pisapia, il sindaco uscente aveva pigolato: «Ho avuto una riflessione con me stessa (sic). Forse per troppo amore abbiamo sbagliato i toni di questa campagna elettorale. Ora si apre una fase nuova». Berlusconi aderisce convinto: «Adesso la nostra candidata dovrà avere il sostegno di tutto il centrodestra unito». E così, nel dubbio di aver sbagliato le dosi di tanta amorevolezza, il partito dell’amore si è lanciato nella fase due indicata da donna Letizia. «Il caso Lassini e l’attacco a Pisapia sono stati motivi di disagio», si è adeguato subito Formigoni. E Sallusti, subito ricambia l’affetto sul Giornale : “Formigoni e Cl contro Moratti”. Ma Bossi tranquillizza tutti: «Non ci faremo trascinare a fondo dal premier». Per rilanciare l’immagine della Moratti, il premier manda al suo capezzale l’ex sindaco Albertini, che parte subito con il piede giusto. «Letizia ha scassato il comune. La prima volta che ha fatto la spesa in un mercato o che è salita su un tram è stato in campagna elettorale». E avvisa: «Basta insulti, ora toni bassi». La Santanché capisce al volo: «Se vince Pisapia sarebbe come portare la droga in comune, a Pisapia piacciono gli spinelli». Intelligenti pauca. Sono queste le diapositive principali che fotografano un Pdl desideroso di colmare il gap con Pisapia a poco più di una settimana dal voto. E che restituiscono la grande agitazione di una macchina a pezzi, che dev’essere rimessa in moto prima dell’ultimo giro. Davvero Letizia Moratti ha ancora qualche chance di strappare la vittoria? «Con un Pisapia in vantaggio di sette punti, il Pdl dovrebbe riuscire a convincere gli 80mila astenuti ad andare al voto al secondo turno. Ma chi sceglie di non votare alla prima sessione, difficilmente torna sulla sua scelta perché la sua volontà l’ha già espressa. I margini di recupero sono risicati», argomenta Luigi Crespi, sondaggista e direttore dell’Istituto ricerche che porta il suo nome. E scettico sembra anche Maurizio Pessato, direttore di Swg: «La storia dei ballottaggi, a partire dal ’93, ci dice che tranne qualche eccezione i recuperi sono difficili. Tra gli elettori del Pdl, sono mancati all’appello circa 80mila voti, ed è difficile credere che chi ha già espresso la sua volontà restandosene a casa, si mobiliti al secondo turno». Specie se un elettorato che sembra abbondantemente infastidito da cadute di stile poco gradite alla borghesia milanese, non trova ragioni per tornare sulla sua scelta. «Su tutti i manuali di psicologia elementare – ragiona Crespi – c’è scritto che il primo passo per affrontare un problema è rendersi conto di avercelo. E invece c’è Verdini che parla di pareggio dopo una batosta di queste dimensioni, c’è Berlusconi che non si rende conto di aver perso contatto con gli elettori da più di un anno e continua a sfoderare indici di gradimento all’80 per cento quando ormai è appena al 30 secondo tutti i sondaggisti del Paese. Il Cavaliere non riesce a capire che la gente si è stufata delle sue canzoncine, di questo clima artefatto da fiction televisiva che lo circonda, mentre il Paese affonda sotto i duri morsi della crisi». Sorge un terribile dubbio, quindi. Che le liti interne, che la terribile figura della Moratti, vogliosa di ricucire con la gente di Milano, e invece fischiata ieri in pubblico dalle associazioni di disabili al grido di “ugualmente incazzati”, possano addirittura peggiorare la situazione. «Non bisogna incadere nella tentazione di attribuire alla gente la stessa ipersensensibilità di giornalisti e addetti ai lavori – chiarisce Pessato – la gente esprime il proprio voto, e difficilmente si distacca dalla volontà espressa alle urne». E anche a immaginare un prodigioso recupero della pidiellina dalla cotonatura triste, l’esercizio diventa subito accademia: «Per nutrire qualche speranza – ipotizza Crespi – la Moratti dovrebbe partire da un’azione che non farà mai: chiedere scusa a Pisapia. L’infamia lanciata al candidato ha infastidito l’elettorato garantista del Pdl, profondamente in imbarazzo dopo una figuraccia simile». Un suggerimento che la ciellina Sec, licenziata in tronco da Letizia Moratti, non sembra aver avallato in tempo utile (ma il presidente della agenzia, Tagliabue, ha smentito con una lettera al Giornale) e che resta lontano dall’orizzonte della nuova gestione. Il problema non è l’agenzia Sec che ha curato la comunicazione – chiosa il direttore di Crespi ricerche – ma lo stesso cliente che ha chiesto i servizi dell’agenzia. Il candidato Moratti è universalmente considerato, anche dal centrodestra, del tutto inadeguato. Non ha saputo costruire il rapporto con i cittadini indispensabile per essere rieletta. E pensare di farlo in una settimana è un pensiero abbastanza spericolato». «E poi vanno tenuti in considerazione anche gli elementi statistici – aggiunge Pessato di Swg – come l’aumento delle astensioni al secondo turno, che di solito svaria tra il dieci e il quindici per cento. In particolar modo ciò vale per gli elettori del Terzo Polo, che avendo ormai espresso la propria volontà al primo turno, e del tutto svincolati da Moratti e Pisapia, in buona parte diserteranno le urne». Ma Luigi Crespi conclude con un ammonimento anche alla sinistra: «Stiano attenti a non festeggiare troppo. Non è il Pd ad avere vinto, ma il Pdl ad avere scelto un candidato perdente».
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