venerdì 29 aprile 2011

Io che lo conosco bene vi dico: «Silvio non ama nè stima nessuno, si circonda di mediocri e ignoranti per portare avanti i suoi piani

Roma. «È ora di dire come stanno davvero le cose: non c’è più l’Italia, non c’è più la politica e non esiste per noi il minimo credito internazionale. L’ennesima sortita di Berlusconi, passato spericolatamente dalla voglia di non disturbare alla voglia di bombardare Gheddafi, è l’ultimo miglio di un governo che ignora il lessico di base della politica, che ignora principi e valori della vita parlamentare. La parola “Italia” è ormai accompagnata all’estero da risatine, sfottò assortiti e gesti inequivocabili. Il nostro Paese non è mai stato così piccolo, e la nostra politica così disperante e grottesca». Senatrice di Futuro e Libertà, ed esperta di relazioni internazionali che vanta venticinque anni trascorsi in aree di crisi e Paesi in via di sviluppo, Barbara Contini assiste con sconcerto alle ultime incredibili giravolte che hanno portato l’Italia dal baciamano al raìs ai raid aerei.
Senatrice, com’è possibile che il premier decida in splendida solitudine di bombardare senza consultare l’unico alleato rimasto, Umberto Bossi?
Nonostante la lunga permanenza in Parlamento, Berlusconi non ha minimamente compreso quali regole fondino un’assennata vita parlamentare, e quanto sia importante la coerenza e la condivisione di obiettivi comuni. Come si fa a non predisporre ad esempio una strategia unica, di fronte a una scelta drammatica come quella di intervenire militarmente in un altro Paese?
Come si fa a rompere con la Lega, visto che in caso di rottura a Berlusconi resterebbe soltanto Scilipoti?
Bisogna premettere una cosa, innanzitutto. Il bisticcio con la Lega, per quanto sia surreale l’entrata in guerra all’insaputa dell’alleato di governo, è una pura e semplice sceneggiata in vista delle elezioni. I leghisti devono prevenire i mal di pancia del proprio elettorato, atterrito dall’arrivo dei nordafricani in Padania. Bossi e sodali hanno avuto in dono dalla sciagurata decisione di Berlusconi quindici giorni di campagna elettorale.
Resta però il fatto che Berlusconi è particolarmente allergico alle scelte collegiali.
Berlusconi si ostina ad avvalersi di un modello padronale che va bene per la gestione di un supermercato. Se le cose vanno male, lancia offerte promozionali stile prendi tre e paghi due, e licenzia su due piedi l’amministratore di turno che disgraziamente e magari garbatamente si trova in disaccordo. È già successo con la stessa Lega nel ’94, e poi con Follini, con Casini, e in ultimo Fini. Un metodo del genere non poteva che produrre questo risultato: è rimasto con i fondi di magazzino.
Ci spieghi bene.
Sino a qualche tempo fa, la baracca era sorretta da Gianni Letta, ma il progressivo e inesorabile precipizio in cui è caduta l’immagine del premier ha spalancato le porte a personaggi terribili. Conosco da troppo tempo l’ambiente. Le garantisco che Berlusconi è attorniato da gente che non stima, che non ama affatto e di cui non si fida per niente. Sa bene anche lui di quanti incompetenti e parassiti sia attorniato, di quale ignoranza gli si stringe attorno. Solo che non può farci niente perché ha bisogno della loro mediocrità per sentirsi al sicuro. Un vero peccato.
Perché un peccato e non la logica conseguenza dell’idea di Paese che ha creato?
Il premier ha sprecato l’incredibile opportunità di segnare la vita del Paese per altri vent’anni. Aveva una maggioranza spaventosa, poteva contare sull’apporto di gente competente ed esperta, poteva diventare uno statista senza esserlo e vivere di luce riflessa per altri vent’anni senz’alcuna concorrenza capace di insidiarlo. E invece si è circondato di gentaglia, di giganteschi incapaci e furbastri di una piccineria disarmante. Le persone capaci lo irritano, lo adombrano. E anche se odia profondamente i molti servi sciocchi che gli fanno codazzo, li preferisce perché eseguono i suoi voleri senza domande, battono le mani a comando e sorridono alle sue battute.
Nell’ipotesi che dovesse rompere con Bossi, saremmo di fronte alla fine politica di Berlusconi?
La vera resa dei conti sarà dopo questa tornata elettorale. La Lega non potrebbe mai accettare di perdere Milano, e se questo dovesse mai accadere Bossi si smarcherebbe dal Pdl, è certo.
La Lega razzista, il presidente pacifista-interventista, le acrobazie di Frattini: che tipo di clima si respira nei vertici internazionali?
All’estero siamo diventati la barzelletta di tutti. I colleghi ci interpellano soltanto per irriderci, ci danno pacche sulle spalle e ci congedano. Quando c’è da decidere, ormai non ci interpella più nessuno. La Nato aveva tranquillamente fatto a meno di noi, nell’intervenire in Libia. Ed è davvero umiliante, considerato che siamo noi, i vicini di casa di Gheddafi.
È per rilanciare l’immagine all’estero che Berlusconi ha incontrato Sarkozy?
L’improvvisa decisione di partecipare al conflitto non cambia nulla. La Germania ci ignora, la Francia ci tiene per la collottola, e gli Stati Uniti ormai non si rivolgono più a Berlusconi da tempo perché farsi vedere in sua compagnia è ormai considerato sconveniente. Per lo stretto indispensabile, avrete notato che Obama ormai si rivolge esclusivamente al presidente Napolitano.
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1 commento:

  1. Non dubito affatto di ciò che dice Barbara, la conobbi parecchi anni fa e ne apprezzai la serietà e onestà.

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