mercoledì 1 dicembre 2010

Clamoroso, ecco il vero volto di Gelmini la meritocratica, il ministro di ferro che regala i soldi pubblici all'università della Cepu

Roma. Ripristinare la meritocrazia. Guerra senza quartiere ai baroni. Razionalizzazione degli sprechi. Il ministro Mariastella Gelmini ha ingaggiato una titanica lotta per riformare l’università pubblica. Ma forse, l’eccesso di furore agonistico le ha impedito di conservare altrettanta determinazione nei confronti delle università telematiche. Le stesse che a giorni, vituperate da Mariastella in persona, siederanno grazie alla riforma da lei sottoscritta allo stesso tavolo della Luiss e della Bocconi per spartirsi i fondi destinati agli atenei privati (rimasti abbondanti nonostante la scientifica falcidie di quelli pubblici e i rilievi critici del Cnsvu sulla credibilità di alcune).
A capotavola degli illustri commensali, è atteso soprattutto lui, Francesco Polidori, magnifico rettore dell’eCampus, patron della Cepu, nonché amico di Silvio e magari nipote di Mubarak pure lui. Un uomo di grande carisma, evidentemente. Perché sulle università on line, ha spinto l’inquilino di viale Trastevere a fare un’inversione a -u- da action movie hollywoodiano. Il 16 ottobre 2009, il ministro tatcheriano tuonava contro i “furbetti dello statino”: «È arrivato il tempo della tolleranza zero, delle regole certe, affidabili e improntate al rigore». Era stato il Cnsvu (Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario) a lanciare l’allarme. In Italia ci sono ben undici università telematiche, dalla qualità didattica quanto meno opinabile, denunciava il comitato. La Gelmini non aveva perso un attimo, prima di lanciare il suo ukase contro le “facili scorciatoie” alternative al merito. «Mi attendo spiegazioni dettagliate – minacciava il dispaccio contro i rettori con il vizietto del clic – e proposte di soluzione, per evitare che degenerino in una vera e propria patologia generalizzata». Nel corso di quest’anno, l’inquilina di viale Trastevere dev’essere stata rassicurata a dovere, perché la riforma del ministro della Pubblica istruzione sembra tagliata su misura per le università on line. La meritocrazia secondo Mariastella, come Belzebù, si annida nei dettagli. E precisamente all’articolo 6 del Decreto ministeriale per la programmazione 2010-2012, dove al punto “c” si prevede, «nelle prospettive del potenziamento della formazione a distanza presso le università non telematiche, la trasformazione delle università non statali telematiche esistenti in università non statali (non telematiche), su proposta delle interessate». Interessate è dire poco, perché questa è manna dal cielo. Alle università da tastiera basta in pratica la conversione in università tradizionale, e il gioco è fatto: anche queste potranno spartirsi i fondi pubblici, o meglio ciò che ne resta. Ovviamente a spese nostre e in pronta consegna. Il cambio di rotta del ministro ha una data fatidica. Il 19 luglio 2010, mentre infuria la protesta contro i tagli a università e ricerca, il ministro Gelmini e il presidente del Consiglio si recano in visita a Novedrate, presso la ridente università della Cepu, eCampus. È un ateneo un po’ particolare. È marcato stretto dal Consiglio universitario nazionale e dal Comitato nazionale per la valutazione, che nutrono dubbi sull’attendibilità della didattica, fa capo a un intricatissimo gioco di scatole cinesi legate a una fiduciaria lussemburghese, la Jmd International Sa, di cui non è chiara la proprietà, e poi è caldamente consigliatata dalla Cepu. Il paradiso dei ripetenti propone l’iscrizione ai corsi di laurea dell’ateneo di Novedrate, ma ai suoi studenti non fa mancare niente, perché offre loro (circa 3mila iscritti) anche lauree fabbricate alla libera università di Herisau, vera maglia nera dei titoli taroccati, che appare in grande evidenza nella blacklist del ministero dell’Università. Ma al titolare dello stesso, l’inflessibile Gelmini, non sembra importare. La giornata scorre via tra risa e applausi, e Mariastella si compiace quando il Cavaliere elogia la nuova Berkeley: «È un ateneo in cui si laureano ragazze belle e preparate e che non assomigliano a Rosy Bindi», trasecola il premier, sorboniano honoris causa. Tanto entusiasmo è presto spiegato. L’8 agosto, il re di Cepu, Francesco Polidori, annuncia: «Venderò Berlusconi porta a porta». Tre giorni prima, a Palazzo Grazioli, l’uomo che ha saputo trasformare la Scuola Radio Elettra nell’impero delle lezioni private, ha convinto il Cavaliere ad adottare il metodo Cepu in vista delle prossime elezioni. «Noi vendiamo formazione, dai corsi di recupero, all’inglese, all’università – ragiona il ciarliero mister Cepu – e loro vendono politica. Ma in fondo il metodo non cambia e per me è un’occasione di business come altre: bisogna bussare a tutte le porte». Berlusconi resta folgorato: applicare la tattica del Cepu alla campagna elettorale del Pdl. Polidori gli metterà a disposizione le oltre 120 sedi della Cepu, e ogni sezione, secondo la consolidata usanza, martellerà in media 300 famiglie per convincere ad acquistare Silvio, come si farebbe per un corso di inglese. Brambilla e soci all’assalto dei pianerottoli, dei cortili, delle riunioni di condominio, ad ogni ora del giorno e della notte, a promuovere la libertà in comode rate, e fino a eusarimento scorte. Geniale. Polidori dev’essere gratificato.  E visto che in tre anni accademici il numero degli iscritti alle università telematiche è aumentato del 900 per cento, che cosa c’è di meglio che una riforma ad ateneum per esprimere riconoscenza? Per Polidori è il coronamento di un sogno su cui lavora sottotraccia dal 2006. Al ministero c’è l’allora ministro, Letizia Moratti. È lei ad autorizzare l’Ateneo eCampus mediante apposito decreto. La creatura di Polidori (un nome che di per sé evoca umori vampireschi) diventa l’unica università telematica autorizzata con il parere contrario del Consiglio universitario nazionale (Cun) e dal Comitato nazionale per la valutazione (Cnvu). Una singolare situazione, che i due organi hanno segnalato anche all’attuale ministro, prima del pellegrinaggio di luglio che le ha concesso per la prima e unica volta l’ebbrezza di qualche applauso studentesco. Che sarà mai, di fronta alla macchina da guerra di Polidori. La sua Cepu assicura che bastano due ore di studio al giorno in compagnia di un simpatico tutor, per passare un esame ogni mese e mezzo. Due ore al giorno. Come la panca per gli addominali di Mediashopping.
Che barba che noia il diritto allo studio. Nel futuro c’è eCampus, cribbio. Lauree pronta consegna. Per i primi dieci clic c’è un simpatico omaggio. Un piccolo Silvio sorboniano in miniatura. Vale la pena. Soprattutto se si hanno molti denari da spendere, e qualche etto di dignità superflua da smaltire. Con Cepu puoi. Anzi, Cepuoi riuscì. (f.l.d)

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