giovedì 25 novembre 2010

Zaia e Cota, i re magi del bambinello federalista che respingono i rifiuti clandestini

Roma. Non più tardi di tre giorni fa, ebbro nel trasfigurare il meridionale Gaetano Salvemini nel patrigno biologico del leghismo, Maroni elencava da Fazio: «Il federalismo è l’unica via per la soluzione della questione meridionale. Date all’Italia meridionale una costituzione federale e in pochi anni il Mezzogiorno diventerà nella vita italiana un magnifico elemento di progresso». Ma per comprendere di quali fraterne intenzioni cristiane sia lastricata la tav secessionista, basta seguire le impronte lasciate ieri da Cota e Zaia sulla via dei rifiuti. Giunti da lontano alla conferenza delle Regioni convocata dal ministro Fitto per fronteggiare l’emergenza rifiuti, i re magi devoti al bambinello federalista, si sono imbattuti nella putrida concretezza della spazzatura. Il Cavaliere aveva assicurato che era sparita. E invece, a sua insaputa, esiste ancora. O magari è risorta. Tipici effetti collaterali dei miracoli, di cui i due governatori di Piemonte e Veneto non vogliono farsi cattivi apostoli. I due presidenti al traino del Carroccio non ascoltano Regioni. Piemonte e Veneto non sono disponibili ad accogliere i rifiuti di Napoli, mandano a dire i due rais in camicia verde. E se la Lombardia temporeggia, Renata Polverini, governatrice del Lazio, è l’unica ad aprire senza se e senza ma alla richiesta: «Disposti a prenderci di rifiuti di Napoli».
«Il governo devechiedere l’impegno e la collaborazione a tutte le regioni perché dobbiamo dare un segnale concreto che tutto il sistema istituzionale si muove con grande responsabilità. E di questo deve essere garante il governo nella sua collegialità», aveva auspicato il presidente della conferenza delle Regioni, Vasco Errani. Ma l’onda lunga della solidarietà, del magnifico progresso maroniano sembra essersi smarrita dunque prima di affluire nel Po. A specificare le ragioni del beau geste di Zaia e Cota, viene in soccorso il leader padano Umberto Bossi: «Non si risolve il problema spostando la spazzatura – proclama – il rischio è che dovunque la porti, scateni il casino. Bisogna colpire chi è responsabile come il sindaco di Napoli». «L’unico che può dire qualcosa è Berlusconi – dribbla Bossi – perché ha dimostrato di saper fare». Messaggio di chiarezza palmare: Silvio ha voluto la spazzatura, e ora che se la sversi da solo. I rifiuti, in questa camera con vista sulle elezioni, sarebbero come la stella delle Alpi nelle aule di Adro: una vera monnezza. Ma in tema di gran rifiuti, c’è da registrare nella giornata di ieri anche il colloquio tra il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il coordinatore del Pdl campano, Nicola Cosentino. Al centro il ddl che ha portato a il ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna, verso le dimissioni. Cosentino e gli altri delegati campani hanno assicurato anche l’immediata apertura della discarica di Macchia Soprana. Ma nelle stesse ore in cui i granducati padani respingono i rifiuti clandestini, si è conclusa la missione degli ispettori Ue. Il portavoce del responsabile all’Ambiente, Janez Potocnik, annuncia che «la Commissione europea tratterà con urgenza il dossier dei rifiuti. Ora spetta a noi decidere se dobbiamo aprire una seconda procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia», dopo la condanna già comminata nel marzo scorso dalla prima sentenza della Corte di giustizia europea. Un bis che ha portato in Aula un clima di pacificazione e responsabilità. Il deputato dell’Idv, Franco Barbato, si è presentato al suo seggio agitando un sacchetto di rifiuti. Ma un paio di probiviri del Pdl, non meglio identificati, hanno sedato l’atto rivoltoso a suon di ceffoni. L’Aula come la Padania, dunque. Afflitte entrambe da un sogno comune: vietato introdurre spazzatura. Meglio avrebbe fatto Libero,a rompere gli indugi metaforici. Invece di scomodare Saviano, bisognava gettare il cuore oltre l’ostacolo, e fare un titolo più fervido, più schiettamente democratico: “Il Sud ha rotto i Maroni”. (f.l.d)

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