lunedì 4 ottobre 2010

« Il Vate decadente? Una stupidaggine. Giordano Bruno Guerri racconta il D'Annunzio segreto


Dopo essere stata espropriata ai tedeschi, la villa era rimasta tacita a specchiarsi nelle acque bresciane del lago di Garda. Ma fu nel 1921 che un esule illustre sarebbe giunto a popolarla insieme a un munifico corteo di opere d’arte. Gabriele D’Annunzio aveva scelto di farne la metafora di pietra della propria mente. E fu così, che sopravvissuto al suo creatore, il Vittoriale racconta ai posteri la parabola di quell’aviatore inafferrabile che pure stilò con maniacale premura l’inventario del suo mito.
Oggi ne svela un nuovo anfratto assai intimo il museo D’Annunzio segreto, nuovo spazio espositivo voluto dal presidente della Fondazione Vittoriale degli Italiani, Giordano Bruno Guerri, che in soli due anni alla cabina di regia ha saputo restituire smalto e respiro internazionale a una magione davvero unica. «Al Vittoriale c’erano ancora armadi chiusi, credenze sigillate, cassetti che non potevano essere aperti. I visitatori morivano dalla voglia di sapere che cosa vi fosse custodito all’interno – spiega a liberal il presidente Guerri – e così mi sono detto: “D’Annunzio ha costruito tutto questo affinché tutto di lui fosse mostrato”. Ho creduto perciò di farne conoscere anche la sfera privata. Il Vate ha sbertucciato la morale borghese della sua epoca. E sono certo che nell’avere aperto a tutti i suoi armadi posso contare sulla sua benedizione. È il padre di tutti i dandy, D’Annunzio, e ogni cosa che ha lasciato qui, l’ha affidata al nostro sguardo per continuare a interrogarci e stupirci». Progettato da Angelo Bucarelli, il museo collocato sotto l’anfiteatro accoglierà 150 oggetti. E anche se faremmo torto ai lettori che vorranno scoprirne di persona il mistero custodito in ciascuno, la curiosità supera la cortesia. «Si potranno ammirare vestaglie, accappatoi, scarpe, monili – spiega Guerri – molti di questi disegnati dallo stesso D’Annunzio, che per amore delle sue badesse di passaggio si scoprì brillante stilista. Per le sue creazioni, il poeta ideò persino una griffe: “Gabriel Nuntius Fecit”. Alla mostra se ne potrà ammirare il logo.Non solo esteta, ma anche facitore di bellezza in prima persona. Un aspetto del Vate che è praticamente inedito, e che la collezione finalmente illumina in maniera esemplare». Ma per un D’Annunzio segreto, sul quale il museo proietta nuova luce, c’è ancora un D’Annunzio frainteso o pericolosamente giocato come una figura Panini negli album politici di casa nostra. È arrivato finalmente il momento di restituire al Vate una dimensione storica più precisa. «È ora di strappare la figura del poeta dall’ade del fascismo – argomenta lo storico  di Monticiano – D’Annunzio era un libertario e un anarchico che espresse il suo spirito all’interno e al di fuori del suo contesto storico.
È del tutto erroneo continuare a presentarlo come l’icona del decadentismo. Ogni sua fibra era tesa verso l’avvenire, che seppe presentire come nessuno: il cinema, la politica, la sessualità libera e gioconda, la cura dell’immagine. Non solo D’Annunzio ci è contemporaneo, ma riesce ancora a stupirci perché per certi versi è ancora un passo avanti ai nostri tempi. L’appuntamento con il radioso avvenire, non proprio dietro le spalle, è da oggi sul lago di Garda.

Nessun commento:

Posta un commento