lunedì 18 ottobre 2010

Bondi: «Annozero fa male alla democrazia». Ah si? E perché invece la democrazia vuol fare male ad AnnoZero, caro ministro?

Almeno per il momento, anche sei vertici Rai annunciano che non si rimetteranno all’arbitrato, la sostanza non cambia: Annozero può continuare. La «pezza forte» per chiudere il programma, come la chiamava Innocenzi riferendosi alla spasmodica ricerca di un cavillo per mettere Santoro alla porta, si è rivelata per Masi soltanto un pannicello tiepido. Al contrario dei desiderata smistati da Arcore verso l’esecutore finale, le prossime due puntate del programma di informazione andranno regolarmente in onda.

A vanificare la sospensione del conduttore, prevista a partire dal diciotto ottobre, è intervenuta ieri la richiesta ufficiale di arbitrato presentata da Michele Santoro contro il diktat del direttore generale della Rai. In base all’articolo 7 dello statuto dei lavoratori, fino a che il collegio arbitrale non si sarà pronunciato sulle sanzioni disciplinari che pendono sulla testa del giornalista, la trasmissione numero uno dell’informazione può andare avanti. Soddisfazione doppia per Michele Santoro, che giovedì ha potuto contare sulla forza indiscutibile di quello che è stato una sorta di referendum popolare: 23,47 di share, 6 milioni e 283mila spettatori collegati, anteprima seguita dal 18,55 per cento degli italiani per un totale di 5 milioni e 400mila telespettatori. Numeri impressionanti, per un format di stampo giornalistico, che assumono ancora maggior rilievo se si considera che ha distanziato largamente un programma nazional popolare come Chi ha incastrato Peter Pan,aggiudicandosi il prime time della serata. Intessuta sul doppio binario della crisi economica e del burlesco «super pezzo giudiziario sugli affaire della family Marcegaglia», la quarta puntata di Annozero ha corroborato dunque nei numeri l’appello del giornalista agli spettatori, invitati a raccogliere firme per “non essere puniti al posto di Santoro”. E qui il conduttore può registrare la terza buona notizia della giornata: ad oggi le adesioni da recapitare alla presidenza della Rai sono già migliaia. «Il vincitore è lui – commenta il consigliere di minoranza Rai, Giorgio Van Straten – che nonostante la pressione a cui è sottoposto da mesi e l’abnormità del provvedimento disciplinare, ha fatto una trasmissione equilibrata e interessante, aperta da un ’editoriale’ pacato e condivisibile. Il vincitore è Michele Santoro perché anche in termini d’ascolto ha battuto persino Paolo Bonolis (da quanto non succedeva?) raggiungendo uno share impensabile per una trasmissione di approfondimento». Ma c’è chi, come il consigliere Nino Rizzo Nervo, fa professione di ottimismo: «Il provvedimento di sospensione che ha colpito Annozero sarà annullato. Sono certo che Santoro vincerà». Sarcastico Pancho Pardi, capogruppo dell’Idv in commissione di Vigilanza: «I miei complimenti al direttore generale della Rai Masi e ai suoi avvocati. Contagiato dalle pressioni e dalla follia distruttiva del suo capo, ce la sta mettendo tutta per inanellare una figuraccia dopo l’altra». Sul fronte della maggioranza, la mancata sospensione di Santoro ha invece lo stesso effetto di una volante che suona il citofono, mentre alla festa impazza il karaoke di Meno male che Silvio c’è. Trasmissioni come Annozero «fanno male alla politica e alla democrazia italiana», si picca Sandro Bondi. Osservazione acuta, ma solo a patto di essere rovesciata, naturalmente: perché la democrazia italiana fa male ad Annozero?

Niente di personale, per Paolo Bonaiuti: «Santoro è stato pronto e bravo, come sempre, a incassare solidarietà», si rincresce il sottosegretario. Che ricorda però oltre alla «simpatia per Santoro», il fatto che «nella puntata in discussione, vi sia stato un comizio concluso con un ´va al diavolo’ rivolto al direttore generale della Rai». Un’ingiuria che, per quanto si sia ristretta invero a un’entità metafisica non troppo ingombrante, aveva certamente un difetto. Santoro se ne faccia una ragione: anche un bicchiere, profanato in diretta, ha diritto a un po’ di contesto, ecchecavolo. (f.l.d)

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