martedì 7 settembre 2010

«Soldi facili subito, e migliaia di posti di lavoro». La camorra vince, perché la legalità non è competitiva»


Angelo Vassallo

Nel caso in cui la magistratura dovesse confermare tutti i segnali che l’assassinio di Angelo Vassallo è legato a una ritorsione della camorra, saremmo in presenza del più grave fatto criminale cui si è assistito in Campania negli ultimi anni. Se come sembra, la criminalità organizzata ha voluto colpire l’infaticabile attività del sindaco di Pollica a tutela del territorio, siamo in presenza di un grave campanello d’allarme. Attraverso la brutale esecuzione, i clan alzano il tiro e lanciano un preciso messaggio al territorio che intendono padroneggiare senza alcun disturbo. Insieme al volto pulito di Vassallo, si è voluto crivellare ancora una volta il carisma della legalità. Con l’eliminazione del sindaco, si previene ogni possibile forma di contagio di quella che la camorra considera alla stregua di un antivirus da annientare prim’ancora che attecchisca: la sfida di una cultura alternativa a quella egemone in cui prosperano le mafie». Nelle parole di Biagio De Giovanni, acuto saggista con un passato politico tra le file del vecchio Pci, soffia una sottile aria di incredulità per quanto accaduto l’altra notte. Nove colpi di pistola esplosi a pochi centimetri dal volto. Una ferocia senza limiti: se n’è andato così Angelo Vassallo, che per molti era diventato la speranza del Cilento. Un momento luttuoso, che nelle consunte liturgie nazionali, precede sempre l’indignazione a progetto, e l’indifferenza a tempo indeterminato. La retorica è sempre a pochi passi, in questi casi, ma De Giovanni gira sempre alla larga da facili consolatio all’italiana.
Professore, la morte di Vassallo riaprirà per qualche giorno il dibattito sulla camorra. Che cosa dire, prima che scenda di nuovo il silenzio nell’interesse di tutti?
Innanzitutto non si facciano speculazioni sull’appartenenza politica di Vassallo. Negli ultimi quindici anni ha regnato il centrosinistra in Campania, e ogni tentativo di appropriazione delle sue spoglie sarebbe ridicolo. La camorra non fa preferenze politiche, l’importante è il talento per il business.
Un business da 780 milioni di euro per l’emergenza rifiuti, ad esempio. O come venti miliardi di euro a bilancio nel comparto ecomafie ogni anno.
Proprio così. È indispensabile però che l’omicidio di Vassallo non produca le solite litanie autocelebrative sull’impegno antimafia dello Stato. Il lavoro di Interni, poliziotti e autorità locali è senz’altro lodevole, ma bisogna capire una volta per tutte che recidere qualche ramo dalla malapianta significa fare solo una piccola potatura. Senz’altro un’operazione utile, ma le piante vanno estirpate alle radici. La camorra, a differenza della mafia, ha una struttura orizzontale che le consente di autorigenerarsi senza troppe difficoltà. Nonostante i duri schiaffi ricevuti dal clan dei Casalesi, il sistema non ha perso un solo colpo.
E nel monòpoli dei boss, Vassallo aveva occupato la casella sbagliata.
Non c’è mai una casella giusta nell’ottica della criminalità organizzata. Il territorio è ormai controllato dai clan alla luce del sole, spesso nel pieno crisma della legalità. Chi continua a credere in un sistema criminale che si agita nel sottobosco del tessuto civile è un povero illuso. La camorra è un’impresa ormai globale, che opera a pieno titolo in Italia come una holding assai remunerativa per tutti.
Soldi facili, subito, e migliaia di posti di lavoro.
Ecco il punto della questione. Non si può pensare che la battaglia per la legalità sia combattuta da pochi kamikaze in perfetta solitudine. Senza il convinto supporto della politica, la legalità è un’impresa perdente votata al fallimento. La camorra non potrà mai essere sconfitta, finché la legalità non saprà trasformarsi in una scelta conveniente, capace di generare benessere, reddito e occupazione. In assenza dello Stato, o comunque in presenza di uno Stato debole, l’illegalità rappresenta per migliaia di famiglie allo sbando un porto sicuro, da difendere con le unghie e con i denti. Un’impresa vincente con un indotto sociale imponente. Che negli ultimi tempi, ha conquistato ancora più sostegno.
Un’allusione. Approfondiamo.
 Mi riferisco al cruciale ruolo che ha giocato la recessione economica negli ultimi anni. C’è da ritenere che anche i piccoli imprenditori più restii a inquinare le proprie attività in Campania, abbiano dovuto abbassare la testa in nome della sopravvivenza. E che molte famiglie, e molti giovani in difficoltà, abbiano scelto di sconfinare nell’illegalità dopo aver sperimentato la perdita del posto di lavoro, e la misera entità dei lorto sussidi.<
Parlava di un convinto supporto della politica. Un ottimo spunto, per un Parlamento formato da parecchi pluriinquisiti ed esponenti su cui gravano mandati d’arresto e sentenze passate in giudicato.
 Giustissima osservazione, non posso che condividere. Potrei aggiungere tante altre cose giuste e condivisibili, che a sua volta sarebbero condivise da tanti altri. La domanda è perché, se andiamo tutti così d’amore e d’accordo sulle cose da fare, poi non cambia mai nulla neppure a un livello elementare come quello rappresentato dalla pulizia in politica.
Per tanti, Vassallo rappresentava l’immagine pulita del Cilento. Tutti hanno lodato il grande ruolo da lui giocato nel trasformare Acciaroli in una gemma. E se passasse dalla forza della bellezza, la sfida del Meridione?
Il Mezzogiorno resta tutt’oggi, nonostante gli sfregi delle mafie, una terra incantevole ma lacerata. Ma non è con il club dei cantori omerici, che si sottrae il Sud alla monopolio della criminalità. Bellezza, oltre che estasi, deve vuol dire denaro pulito e convenienza, infrastrutture e tessuto civile risanato, in grado di respingere l’odore irresistibile del denaro sporco. Sarebbe splendido coniugare la legalità alla bellezza, ma questo richiederebbe quella programmazione a lungo termine, che purtroppo è svantaggiosa rispetto all’immediatezza della spoliazione tipica della camorra.
Tutto vero, e se poi ci sente persino autorizzati a delinquere, il cerchio si chiude.
L’inquietudine è profonda, ma priva di colorature politiche. L’illegalità non prospera soltanto nel vuoto mai riempito dall’unità d’Italia, ma anche nella oscura sensazione di una certa tolleranza. Nel deserto dello Stato, la malapianta prospera. (f.l.d) 

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