venerdì 17 settembre 2010

Simone Perotti, il manager che ha mollato tutto per ritrovare il sapore della libertà fuori dal carcere della globalizzazione

Quasi vent’anni da manager in aziende italiane e multinazionali, e tutto ciò che sembra dover appagare l’uomo di successo del terzo millennio. Tutto, eccetto la soddisfazione di avere del tempo a disposizione, per sentirsi in comunione con la parte più autentica di se stessi. La storia che Simone Perotti racconta in Adesso Basta (Chiarelettere, 288 pagg.14 euro), è il diario impossibile che molti uomini sognano di scrivere, affidandolo invece bianco al cassetto dei rimpianti. Una vicenda che trova il suo culmine qualche anno fa. Perotti molla tutto e si dedica esclusivamente alle passioni di una vita: la scrittura, il mare e mille altri mestieri. Lavori liberi sospinti dal puro ritmo della passione, lontani dai logoranti automatismi della società dell’efficienza. Parola d’ordine è il downshifting, un calo di marcia che in una partecipe lentezza consente di riscoprire la dedizione spontanea. Come un novello Thoreau, Perotti si lascia alle spalle la società quantitativa, che nei numeri e nella velocità smarrisce l’individuo e lo appiattisce a manovale del business esponenziale. Una svolta affascinante, che è una saggia ribellione contro il ricatto del benessere. Un patto leonino che in cambio di frigoriferi e lavatrici cinque stelle, strappa l’anima di dosso e lascia vuoti e stanchi. Un gesto anarchico e non privo di azzardo, quello di Perotti. Che oltre a un sana invidia, lascia la sensazione di un’altra realtà possibile. Di un altro mondo più vivibile, al di là della siepe di cartapesta che è diventata questo mondo globale.

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