venerdì 10 settembre 2010

Quindi: La cosa più importante di Max Gazzè

Sono trascorsi dodici anni da quando soffiò quel Vento d’estate che portò alla ribalta Max Gazzè. E da allora, il menestrello romano ci ha accompagnati in un funambolico viaggio folktronico in bilico tra lirismo simbolista, stravaganze letterarie e modernariato industriale. La settima tappa del cammino è Quindi,vera e propria summa di temi e colori che hanno scolpito la sghemba poetica dell’italiano cresciuto in Belgio. Si parte dai sogni traslucidi di Io dov’ero, pulsante di beat psichedelici e contorsioni lessicali in linea con il versante più sperimentale della produzione di Max. A cuore scalzo snocciola invece un soft punk ingentilito qua e là da archi e mellotron che omaggiano gli Eighties senza mai darne l’impressione. L’asticella sale altissima con La cosa più importante, che sembra immergere Mallarmè nella morbida placenta di sonorità in boccio. Gazzè raggiunge qui uno dei vertici della sua carriera grazie alla melodia che sfugge di continuno a se stessa, scarta tutto ciò che è prevedibile e imprime al cantato una grazia senza precedenti. Gazzè è sempre stato, tra le altre cose, un grande affabulatore che sa metter in note vite bizzarre e personaggi favolosi. Ed ecco puntuale a ricordarcelo Senza coda, stralunata parabola di una lucertola monca, che esprime il male di vivere in un mondo inadatto ad accogliere le creature anticonvenzionali. Sottili lamine funky e sibili country intessono un brano piacevole quanto edificante. Di impianto fiabesco anche Il  drago che ti adora, adorabile lullaby che scioglie un’ode notturna alla principessa amata. Potenzialità da singolo, ma nessuna concessione radiofonica che faciliti l’intento. Già sentita in anticipo sull’album, a chiudere Basilicata coast to coast dove Gazzè presta servizio anche come attore, Mentre dormi ha un refrain trattenuto in cui fioriscono discrete trombe in lontananza, mentre le liriche imperversano limpide e rotonde. Qui lo sposalizio impossibile tra ermetismo e immediatezza vive il suo giorno più felice. Storie crudeli è tutto sommato un po’ inerte, con Max che sembra fare il verso a se stesso senza particolari imbarazzi né esaltazioni.  Pasciuta di pianismi e fini imbastiture orchestrali, La moglie del poeta convince e sospende nella pura poesia, e per un istante hai la sensazione che senza di questa non c’è vita degna di essere vissuta. Popolata di groove funky dall’andatura poliziottesca, Nuovi allineamenti di Stonehenge è la divertita descrizione di un futuro impossibile, dove selezionate mucche modificate dalla tecnologia secernono Glenn Grant. «La vita può trovare senso sfiorando una mano per la strada»: la filosofia di Max costella Impercettibili di attimi perduti e istanti da inseguire. Gazzè lo dice con coraggio:«Di parole si può vivere». Perché in fondo, quest’album è come tutte le grandi e le piccole azioni della nostra esistenza: tutto quello che di buono facciamo, è sempre preceduto da parole che diventano sentimento.

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