lunedì 13 settembre 2010

Altro che meridionali, Brunetta, ecco la mega-truffa degli ultracentenari giapponesi

Ogni aspetto deponeva a favore della decisione irrevocabile. C’era per esempio il signor Chu che friggeva sushi panciuti desquamandoli ancora guizzanti, e floridi polli che si lasciavano impanare mentre ancora ruzzolavano nell’aia. C’era la forte suggestione di Ang Lee, la sempre suggestiva barba bianca di Confucio, e i quadricipiti snelli che spingevano gli uomini canuti fino all’Himalaya con la stessa forza desultoria di un giovane stambecco. E se proprio ti toccava, non c’era da ingrugnarsi: una guarnita rete di ospedali ti accoglieva amorevole dopo aver risolto da un pezzo l’eterna roulette delle sacche di sangue.

Sarà che in questa Italia l’idea di pensione fa pendant con un cagnolino lurido al guinzaglio e un cappello trattenuto a mezz’aria, ma tutto ci aveva persuaso a prenotare la nostra reincarnazione in una sala parto delle isole Okinawa. Gli ultimi dati provenienti dal Giappone parlavano di un’oasi geriatrica a misura di italiano: due nipponici su dieci al di sopra dei sessantacinque anni (con raddoppio previsto per il 2050), 32mila centenari entro ottobre, l’apotropaica presenza di Tomoji Tanabe, che con i suoi 112 anni è l’uomo più vecchio del mondo, un’aspettativa di vita, per chi nasce oggi, che rasenta gli 86 anni, le vecchiette giapponesi medaglia d’oro nella specialità del tiro alle cuoia. Dati che avrebbero mandato a gambe all’aria la nostra Inps, e fatto crescere in modo esponenziale il numero di cassonetti nei quali i nostri anziani hanno affogato le amarezze della social card. La terra del Sol Levante, avrebbe procurato insomma evidenti benefici al nostro anziano medio, che nel paniere dell’Istat corrisponde alla figurina di Umberto D. Sarebbe ora il caso di celebrare la qualità della vita giapponese, i vecchi che danzano come libellule ignari dell’artrosi, la scarsa presenza di tabagisti, e la dovizie di cruditè assortite.

E invece la festa (che si terrà davvero, il 17 settembre, nella Giornata dell’anziano), viene rovinata il mese scorso, quando due funzionari di Tokyo hanno la magnifica idea di felicitarsi con Sogen Kato. Ha compiuto centoundici anni, e l’occasione merita un brindisi con adeguato vino d’annata. Bussa che ti bussa, non apre nessuno. Che Sogen Kato sia andato a fare bisboccia con altri ragazzacci troppo arzilli? Dev’essere stata una festa particolarmente lunga, perché l’ultimo compleanno celebrato da Kato risale a trent’anni prima. A casa, poche ore dopo, verranno trovati i suoi resti come in un brutto horror d’appendice. Ma la sceneggiatura, in questo caso, è un classico della commedia all’italiana: perché i parenti serpenti hanno gozzovigliato sulle ossa di Sogen per tre decadi intere. Per loro accusa di frode, e processo. Ma l’orribile vicenda non era che il vaso di Pandora. Subito insospettito, il governo ha fatto scattare una retata a partire dagli uffici anagrafici di tutto il Paese. E in men che non si dica, è arrivata la sentenza: in tutto il Giappone si contano 230mila ultracentenari scomparsi o dispersi. È così da piscina olimpionica della terza età, il Giappone è improvvisamente diventato una pozzanghera di imbrogli. Il ministro della Giustizia ha detto che alcuni dei desaparecidos potrebbero essere morti addirittura durante la seconda guerra mondiale, probabilmente durante i disordini post-guerra. E altri potrebbero essere emigrati senza segnalare il trasferimento alle autorità locali. E certo un congruo numero di parenti sbadati, potrebbe non essersi accorto della loro morte. Nel gruppo di super-anziani irripereribili, se ne conterebbero molti al di sopra dei centocinquant’anni. Che se fossero vivi, andrebbero catturati e studiati dalla Nasa. La storia prevederebbe a questo punto il pistolotto, abbinato a un premuroso buffetto al nostro Cavaliere che si designa immortale.

Ma pietosamente non taceremo che ancora resiste nel Sol Levante il mito delle isole Okinawa: cinque centenari ogni diecimila abitanti, contro uno su diecimila dei paesi più industrializzati, 440 tra uomini e donne oltre il secolo di vita, arterie libere, bassisima incidenza di tumori, malattie cardiache e cardiovascolari. E cosa più importante, il 90 per cento di questi, sono donne. Se il Cavaliere gradisse, quando verrà l’età di prender moglie, e porre fine alle biricchinate giovanili, saprebbe dove scegliere la donna giusta con cui fare progetti.

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