venerdì 3 settembre 2010

«Non incontro i precari, sono dipietristi travestiti da insegnanti». La brutta favola di Mariastella Rottermeier, in arte Gelmini


Fossimo nei panni dei precari che da Pordenone a Palermo sono in sciopero della fame da Ferragosto, considereremmo l’idea di attingere qualche caloria dal ricco buffet nuziale che Mariastella Gemini ha elargito agli ospiti del suo sposalizio: capesante, insalate di granchi, tortini di finocchio, risotto all’astice, branzini, spigole. Occorre cibo assai succulento, per drenare la proluvie di succhi gastrici che Mariastella Gemini ha lasciato fluire anche negli stomaci più irsuti. Mentre impazzano le proteste di piazza, il ministro dell’Istruzione ha esibito ancora una volta l’ostinata acrimonia che caratterizza da sempre tutte le uscite pubbliche. Stavolta, l’impermalita avvocatessa, ha annunciato che non incontrerà le migliaia di persone che da anni lavorano nelle scuole italiane senza alcuna garanzia, per motivi politici. «Non occorre strumentalizzare il disagio come stanno facendo in questo momento alcune forze politiche. Si scopre – ha chiosato la ministra con l’aria di chi ha appena scoperto un moscerino infiltrato nel suo consommé – che alcuni di quelli che protestano in piazza non sono precari ma esponenti di Italia dei Valori». Morale della favola, non incontrerà i precari perché dipietristi sotto copertura. Dev’essersi trattato di un lavoro di intelligence sopraffino, perché al netto degli otto miliardi di euro scippati alla scuola, i precari con l’hobby del travestitismo ammontano  a duecento mila. Ma la Gelmini contesta ogni addebito e va all’attacco: «Non è possibile - prosegue - che il 97 per cento delle risorse complessive, 43 miliardi di euro circa, vengano utilizzate per stipendi come adesso. Se vogliamo una scuola di qualità non si può spendere solo il 3 per cento delle risorse». Certo è che se si fossero lasciati i soldi dove stavano, la qualità sarebbe riuscita un po' meglio di questa. Secondo il ministro 760mila docenti in Italia «sono più che sufficienti» e il taglio "vero" sui precari sarebbe di appena 12mila cattedre. E poi Mariastella è una che quando razionalizza, non guarda in faccia nessuno: oltre a lasciare per strada migliaia di precari, e cioè gente che per decadi ha tenuto in piedi una baracca fatiscente  tra ferie non pagate, sedi svantaggiate, mancanza di continuità didattica, mancanza di continuità nell’anzianità di servizio, si è premurata anche di cancellare 87mila cattedre e 42 posti di personale non docente in tre anni. Ecco perché taccia di ingratitudine quanti assediano le piazze italiane al grido di “Futuro rubato“. «Chi protesta – si rammarica il ministro – non sa ancora di essere stato escluso dalle supplenze, questo si vedrà fra qualche settimana e non voglio aggiunge altre tensioni proprio in avvio dell'anno scolastico. Sono disponibile a un incontro con i precari quando vedrò che la nostra azione a sostegno anche dei precari sarà giustamente considerata e poi anche quando verificherò che gli accordi con le Regioni verranno adeguatamente presi in considerazione». È l’indignazione preventiva, insomma, che manda su tutte le furie il ministro. Che sottovaluta forse, quella discreta dose di intuito che suscita nel lavoratore italiano medio, la “razionalizzazione dei costi“. «Duecento mila precari sono il frutto di decenni di politica in cui si sono distribuiti posti che la scuola non era in grado di assorbire – ribadisce la Gemini – Se si vuole far passare l'idea che 200mila precari sono frutto della Finanziaria e dell'azione del governo Berlusconi, allora non sono disponibile. Non sono disponibile a prestare il fianco agli attacchi al governo che può essere anche legittimo, ma noi andiamo avanti a lavorare».

Prestare il fianco giammai. Ci si accontenterebbe di un occhio, magari semichiuso o velato da una cataratta. Tanto basterebbe per riuscire a comprendere, mica occorre un'intelligenza aquilina. E poi c'è l’anno scolastico che incombe come un macigno. Quest’anno si parte con 50mila classi senza insegnanti, mille e 600 senza presidi, 8 miliardi di euro in meno per i prossimi tre anni e 170mila docenti e dipendenti della scuola pubblica sbalzati fuori dalla finestra in nome dell’efficienza. Non tutto il male viene per nuocere, però. Perché ad esempio, in molti casi, sarà risolto il cornuto dilemma che aveva piccato la nostra lady di ferro all'amatriciana. Contro il maestro unico, Umberto Bossi aveva tuonato che «se è un cattivo insegnante, rovina il bambino». Nel dubbio, non ci sarà neppure quello. Le cattedre vacanti sono ancora plurime. Un dato di fatto, che non scuote una sola ciocca della chiccosa Mariastella: «Docenti e dirigenti sono stati messi nelle condizioni di operare al meglio – ha spiegato in conferenza stampa – Le famiglie hanno premiato le novità: come i licei linguistici e i musicali. Inoltre, in un biennio il tempo pieno alla scuola elementare è cresciuto del 3 per cento. I posti per il sostegno cresceranno a 93mila e 700 unità. Nessun disabile rimarrà senza sostegno, ma non ci devono essere sprechi».  E puntuale come un cucù svizzero, fa capolino anche quest’anno il mantra del rigore. Argomento troppo ghiotto, per non essere digerito. E che poi ha pure la grazia di fare pendant con la severa montatura delle lenti ed il muso atteggiato in una smorfia da ruvido molosso. Non aprisse bocca, la ministra godrebbe di un'aria persino rispettabile . «Non si potranno superare i cinquanta giorni di assenza, pena la bocciatura», scandisce la novella signorina Rottermeier  «Questa misura – ha spiegato – servirà anche a bloccare la prassi di certi diplomifici dove si arriva al diploma pur avendo frequentato poco o nulla». Parla per esperienza, l'austera Mariastella, che temprò la sua indole meritocratica proseguendo gli studi superiori in un rigorosissimo liceo privato.  Era ora, per riprendere un suo celebre sfoggio erudito, che qualcuno riportasse la scuola sotto l’“egìda" (con l'accento sulla -i) degli istituti privati.

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