giovedì 23 settembre 2010

Al tavolo del bluff, Don Raffaè straccia il re Silvio. Altro che 'Ghe penso mi è l'ora del “Ma spirugghio io"


Roma. In terra di Sicilia, dove le secolari procelle scatenate da Scilla e Cariddi hanno spesso squassato le imbarcazioni malferme, si è fatto dell’approdo una attitudine spirituale tipica quanto la pesca del pescespada. E naturaliter, è sorta da questo specifico orgoglio marinaro, un’istintiva diffidenza verso i pescatori d’uomini. Varcato lo Stretto, il ‘Ghe pensi mi arriva da queste parti fradicio di antropologica incomunicabilità. Tanto più che Raffaele Lombardo, di Lombardo ha soltanto il cognome, e di siciliano ogni cosa. E quanto a feroce autodeterminazione, non prende doposcuola da nessuno.

Alla fine ha vinto lui, la guerra navale contro gli uomini di Trinacria in missione per conto del premier. Lo hanno minacciato e accerchiato, ma oggi è finita. In aula, dove ha presentato la sua quarta giunta in due anni, dopo aver messo insieme un’acrobatica maggioranza costruita sul filo di Pd, Fli, Api e Udc, sembra di poterlo sentire recitare il mantra lanciato spesso da queste parti da chi crede illimitatamente in se stesso: «'Ma spirugghio io». «Questo bipolarismo invocato come quint’essenza del bene, presidio ineludibile per la stabilità, rende instabile questo governo nazionale, ne ha fatto cadere uno due anni fa, e poi ai fini pratici registriamo che il nostro Paese non fa passi avanti», ha messo a verbale il governatore nella conferenza a Palazzo dei Normanni. Ma Lombardo non ha risparmiato una stoccata a chi critica da Roma il ribaltino altrui, senza guardare a quello extralarge di casa propria. «Se Fini esprime un dissenso a Roma, quello è ribaltone, se qua un terzo della maggioranza ostacola la riforma sanitaria e quella dei rifiuti, è coerenza?», chiosa il governatore. Che poi mette le carte sul tavolo. Quelle del Lombardo quater, alias il laboratorio insulare da cui affiora oggi la calotta suggestiva del Terzo Polo. Sinistrorsa, si è detto per via dell’alleanza piddina. Ma meno sinistra di quanto gli house horgan del Cavaliere abbiano voluto rappresentare.

All’Ars siederanno tutti tecnici, con sei riconferme e altrettante new entry: riconfermati Massimo Russo, assessore alla Salute, Pier Carmelo Russo, Mario Centorrino all’Istruzione, Marco Venturi alle Attività produttive, Caterina Chinnici alle Autonomie locali, e Gaetano Armao ai Beni culturali, c’era grande curiosità intorno ai nomi nuovi. Gli uomini incaricati di spazzare le macerie sul ponte crollato del bipolarismo. Non proprio una novità nelle bizzarre alchimie che da sempre sobbollono nel buglione di Trinacria. Che già alla fine degli anni 50, reggente il presidente Silvio Milazzo, riuscì a calare nello stesso piattino un sapido pout porri di missini, comunisti e democristiani dissidenti. E proprio dai dissidenti, finiani per antonomasia, bisogna partire. Scivolato sulla fetta di mortadella ingurgitata alla fine del governo Prodi, Nino Strano è stato bocciato dal Pd, ma i mal di pancia di Fli (e segnatamente di Fabio Granata che premeva per la riconferma dell’ex assessore al Turismo) sono stati sanati con il tandem formato da Gianmaria Sparma, 32 anni, dirigente amministrativo già direttore regionale della Pesca, e Letizia Diliberti, dirigente generale del Dipartimento regionale delle Politiche sociali. L’Api di Francesco Rutelli piazza in giunta Sebastiano Messineo, amico di lunga data di Mario Bonomo e docente universitario all’università dell’Aquila: quasi certamente ai Beni culturali orfani di Armao. Ai casiniani dell’Udc va fatta risalire la nomina di Andrea Piraino, docente di Diritto degli Enti locali caldeggiato da Lorenzo Cesa. Finisce invece all’Agricoltura un uomo di Lombardo sconosciuto ai più: Elio D’Antrassi, presidente de Il Sole dell’Etna spa, azienda impegnata nel commercio di prodotti agricoli. Completa il sestetto dei nuovi, in quota Pd, una nomina forte come quella di Giosuè Marino, ex prefetto di Palermo e commissario antiracket. Lombardo si gioca una buona fetta del quater intorno al suo nome. Spetterà infatti all’uomo di legge affrontare il problema rifiuti, e cercare di mettere in sicurezza un comparto assai delicato in cui da sempre sguazzano le cosche nel totale immobilismo politico. Il nuovo esecutivo conterà sul sostegno di almeno 50 dei 90 deputati dell’Mpa, su una ventina dei 27 deputati del Pd, sugli uomini di Fil, dei rutelliani di Api e di una parte dell’Udc. All’opposizione tutti i diversamente berlusconiani del Pdl. Cose che succedono, da queste parti. La leggenda del Re Pescatore si è arenata sullo Stretto. In fondo, la pesca a strascico l'hanno inventata qui qualche millennio prima di lui.

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