venerdì 26 marzo 2010

Le strade del tempo: il ritorno delle Vibrazioni

Un riff rovente e la voce sinuosa di Francesco Sarcina. Qualche battuta incrinata dal vocoder, e poi via alla sarabanda chitarristica di Va così. Non poteva esserci ouverture migliore, a gettare luce su Le strade del tempo tracciate da Le Vibrazioni. Rock trascinante tutto distorsioni e psichedelica, sulle orme dell’ultimo album di studio, Officine Meccaniche, che aveva segnato il definitivo distacco dalle alchimie pop, in nome di quel suono Seventies che ha contraddistinto gli anni di gavetta della band milanese. L’impressione è confermata dalle sventagliate ritmiche di Parlo col vento, batteria al galoppo e linea di basso pulsante firmata dal nuovo acquisto Emanuele Gardossi. E dalla successiva Senza indugio, avvolta in una soffice patina di arpeggi che lasciano posto a un refrain esplosivo piazzato al punto giusto. Triade tosta, tutta grinta e ritmo. È il momento buono per le cadenze flessuose di Respiro, dove le tastiere di Stefano Verderi emulano con successo il piano dei Coldplay, per poi infrangersi in un crescendo di sbilenca psichedelia. Giusto il tempo di riprendere fiato e siamo nei pressi di E volar via, traccia interlocutoria che nulla aggiunge ad altri tipici esiti della band. A questo punto l’aggressione di Le strade del tempo coglie impreparati tra bassi distorti e theremin pungenti incastonati in un ritmo che non lascia scampo. Oggi no pullula di nervose lamine sonore spezzate d’improvviso da un ritornello non privo di richiami dance, ma la successiva Le sirene del mare, introdotta dall’arpa di Cecilia Chailly, riporta la barca in alto mare in vista di un tempestoso crescendo che è tra i migliori momenti dell’album. L’effetto Coldplay (complice il produttore Davide Rossi) soffia anche sulla sofferta Malie, dove si scatena il miglior assolo del disco. Straziante la metafisica Ridono gli dei, che piano e minimoog avvolgono in irresistibili spire. L’arpa chiude la ninna psichedelica di Come ieri. Sarcina distende la voce, tintinnano i carillon e il tempo si ferma. Ma gli anni che passano, per il suono de Le Vibrazioni, sono una manna. (f.l.d)

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