lunedì 9 novembre 2009

«Tutta la verità sull'influenza A». La parola a Silvio Garattini, uno dei più grandi scienziati italiani


«Rispetto alle influenze stagionali degli anni scorsi, che hanno prodotto in media tra i cinque e gli ottomila morti, l’influenza A ha finora registrato un tasso di mortalità assai più modesto. Si può ragionevolmente sostenere quindi che esiste un allarme sociale eccessivo e un surplus di enfasi. I bollettini di guerra quotidiani trovano però grande risalto perché il virus A/H1N1 ha una peculiarità che lo differenzia dagli altri: colpisce molto di più i giovani rispetto agli anziani. E la vita di un giovane spezzata da un male stagionale è qualcosa che produce sgomento, che si impone con forte rilievo drammatico nella coscienza della popolazione». Di fronte alle inquietudini suscitate nel Paese dai recenti luttuosi episodi legati all’influenza A, Silvio Garattini non mostra soltanto il piglio confortevole dell’uomo di scienza. Nelle sue parole si adagia da subito anche quell’alto senso di umanità che accompagna sempre l’eccellenza alla saggezza. Decano degli scienziati italiani, e direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri da lui fondato più di quarantacinque anni fa, il professore ha infatti speso lustri e lustri nel contrastare le più terribili malattie, e nell’aiutare ogni giorno chi se le portava addosso.

Professore, davvero l’influenza A è più pericolosa di quelle degli anni scorsi, o si tratta soltanto di febbre mediatica?

Se osserviamo la sintomatologia di altre influenze stagionali, il verdetto è indubbio. L’influenza A appare meno virulenta, perché suscita disturbi più modesti o comunque tipici: mal di gola, tosse, naso che cola, stato di debolezza o affaticamento più o meno intenso. Qualche volta sono presenti nausea o vomito e tempi di guarigione che rientrano ampiamente nella media. I dati statistici la inquadrano infatti come un’influenza relativamente mite, caratterizzata da un decorso breve. Ciò che la differenzia dalle altre è però l’incidenza che la H1N1 ha sui giovani soggetti, che rispetto al passato è più accentuata. E la morte di un giovane a causa dell’influenza, non può che suscitare panico e interrogativi che oltrepassano il perimetro scientifico, per riversarsi nella società sotto forma di angoscia.

Ma l’influenza A, di per sé, può essere letale?

È emersa in qualche caso una correlazione tra l’influenza H1N1 e soggetti diabetici che erano in dialisi, vittime di patologie polmonari e malattie croniche. Ma se i dati fanno presupporre come talvolta il virus possa amplificare problemi pregressi, d’altra parte il sopravvenire della morte non è direttamente legato all’influenza A. Il fatto che l’individuo avesse contratto il virus ed è morto, cioè, può non aver nulla a che vedere con l’influenza. Sotto certi aspetti, è ragionevole credere che si tratta di morti che sarebbero morti comunque.

Rispetto alle altre, è più contagiosa?

In effetti sì, e questo è l’altro elemento significativo che la discosta dalle stagionali precedenti. L’influenza A è molto contagiosa soprattutto tra i ragazzi. Se prendiamo come riferimento l’ambiente scolastico, ad esempio, si calcola che ciascun bambino può mediamente infettare 2,4 compagni di classe. Bastano più o meno quattro alunni perché altri dieci siano contagiati.

E questi numeri fanno pensare che servono vaccini a tappeto, mi pare di capire.

Come è stato ben fatto, occorre in queste evenienze stabilire delle priorità per i soggetti a rischio. Bambini, anziani, donne incinte e persone obese, che spesso sono afflitte da problemi respiratori, vanno vaccinati prima degli altri. L’approccio del ministero della Salute è corretto in buona sostanza, ma c’è l’innegabile problema che i vaccini disponibili sono per ora insufficienti, e che numerose Regioni italiane non sono ancora efficienti nel merito.

Perché ci siamo mostrati impreparati?

La verità è che l’influenza A ha colpito con un certo anticipo, rispetto alle altre influenze stagionali. Il picco registrato tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre ha colto di sorpresa e provocato una serie di ritardi a catena.

E molte Regioni italiane lamentano carenza di farmaci e lentezze nella consegna. Che fare, in attesa che la grande macchina burocratica recuperi il tempo perso?

Occorre seguire una serie di regole empiriche e comportarsi con buon senso. Innanzitutto norme igieniche: lavarsi le mani, evitando di sfiorare viso, naso e bocca. E poi coprire bene il corpo. In caso di tosse e starnuti è bene coprire bocca e naso con un fazzoletto, e poi è necessario areare i locali in cui si risiede: casa o ufficio. È importante inoltre stabilire una distanza di sicurezza, per così dire. Evitare cioè baci e abbracci, almeno per un po’. (f.l.d)

Da Liberal 6 novembre 2009

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