lunedì 23 novembre 2009

Ritorna l'Onda, e i soliti schizzi di fango della Gelmini si sollevano contro l'oceano di proteste


Lo tsunami scatenato dalla riforma del ministro dell’Istruzione, Mariastella Gemini , ieri ha sollevato di nuovo le onde per niente anomale del mondo studentesco. Sono state più di cinquanta le città italiane che ieri hanno ospitato manifestazioni di protesta. In occasione della Giornata di mobilitazione internazionale per il diritto allo studio, i giovani  hanno sfilato da Torino a Palermo, concedendo ben poco al beneficio d’inventario. Nel capoluogo piemontese gli studenti si sono resi protagonisti di un fitto lancio di uova e carta igienica contro la sede regionale del Miur, mentre altri hanno occupato il rettorato.
Tra i molti episodi, una finta rapina in banca messa in scena da due giovani, che portavano a spasso due caschi neri colmi di banconote che recavano l’effigie della Gemini. Toni non troppo collaborativi anche a Milano, dove numerosi studenti hanno levato voci di protesta contro il ministro, dopo lo sgombero di sabato scorso del liceo civico Gandhi. Il corteo ha concluso il percorso a piazza Mercanti, dove l’incontro con i carabinieri in assetto antisommossa ha prodotto più di qualche tafferuglio. Non priva di coloriture situazioniste le ondate di protesta nella Capitale, dove i partecipanti hanno percorso le vie cittadine tenendo in pugno delle banane, frutti che ispirarono a O.Henry la celebre metafora che saluta tutt’oggi le repubbliche dittatoriali di stampo latino-americano. La manifestazione è partita da piazza Vittorio per concludersi all’università La Sapienza con un’assemblea pubblica. Cortei di protesta anche nei due principali poli universitari siciliani. A Palermo una manifestazione che è partita da piazza Politeama per concludersi davanti alla presidenza della Regione, a Catania un corteo partito da piazza Roma. Da Nord a Sud, gli slogan si sono incentrati sul futuro dell’istruzione. In particolare quella pubblica, sottoposta negli ultimi mesi a pesanti riduzioni di fondi.
Nel mirino della mobilitazione studentesca, coordinata da Unione degli universitari, coordinamento degli studenti universitari “Link”, e da Unione degli studenti e Rete degli studenti in rappresentanza delle superiori, i tagli alla formazione scolastica e universitaria, il conseguente disegno di legge che spalanca ai privati le porte degli atenei, l’ulteriore ridimensionamento del diritto allo studio e la riforma delle superiori. Cahiers de doléances che trovano nel motto della Giornata di mobilitazione internazionale per il diritto allo studio un’efficace sintesi: Education is not for sale, l’istruzione non è in vendita. «Un momento importante per riaffermare un movimento studentesco che in più occasioni è stato capace di far tremare i palazzi dei governi: una giornata in difesa del valore pubblico della formazione e del libero accesso ai saperi», fa sapere  Stefano Vitale, membro del coordinamento nazionale dell'Unione degli studenti,
Particolarmente sgradito ai giovani universitari, all’interno del disegno di legge già approvato in Consiglio dei ministri, il passaggio sui nuclei di valutazione. «Dovrebbero fare verifiche qualitative – spiega Giorgio Paterna, coordinatore nazionale dell’Unione degli universitari – ma verranno affidati a mani esterne all'ateneo, togliendo qualsiasi freno ad una dequalificazione della didattica». Invisa a molti anche la riforma delle superiori, che entrerà in vigore a partire da settembre. «Gli studenti si troveranno meno ore di scuola e più difficoltà nel raggiungere il successo formativo», nota la Rete degli studenti. Il sindacato ha chiesto uno slittamento della riforma della scuola secondaria, in quanto promossa dal ministro Gemini «senza il dovuto confronto sul merito e senza che ci siano informazione e orientamento per chi si deve iscrivere alle superiori. È inaccettabile che la riforma cambi in corso d’opera il curriculum di studi agli studenti degli istituti tecnici e professionali senza che loro lo sappiano». Situazione molto calda anche a Bari, stavolta sul fronte universitario. Gli studenti hanno occupato l’ingresso del rettorato e invitato il Magnifico, Corrado Petrocelli, ad assumere una linea più dura contro l’allarmante penuria di fondi in cui versa l’ateneo pugliese, insieme alla maggior parte di quelli della Penisola. Ma le ondate di protesta di ieri non sono che l’inizio di un bollente inverno. Già annunciate per i prossimi giorni ulteriori manifestazioni di protesta,  – il 20 novembre si svolgerà un'assemblea indetta alla Sapienza di Roma dai ricercatori precari, il 7 dicembre alcuni studenti presenzieranno al controvertice di Copenaghen – è stato fissato per l’undici dicembre a Roma un mega corteo in direzione viale Trastevere, dove ha sede il ministero dell’Istruzione. Al centro del malcontento il decreto “salva-precari” firmato Gelmini, rifiutato in itinere dagli stessi esponenti del Pdl, in quanto prevedeva che i contratti a tempo determinato per il conferimento di supplenze non potessero "in alcun caso" trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo determinato, e poi anche il disegno di legge Aprea sulla scuola e la riforma universitaria, ancora griffata Gelmini. «Il progetto del Governo Berlusconi in materia di istruzione pubblica è incentrato su due elementi: tagliare e impoverire la scuola e aprire il settore della formazione e della conoscenza al mercato. Strumento chiave di questa politica è il ddl Aprea, il cui obiettivo è quello di trasformare le scuole da istituzioni democratiche in fondazioni private», commenta il coordinamento Precari. Lamentata da più parti la costante assenza di dialogo e la totale indisponibilità al confronto da parte dei vertici del Miur, gli studenti promettono battaglia. La Gelmini liquida migliaia di giovani in piazza contro le sue politiche "scolastiche" dicendo che «è gente dei centri sociali». Tipico. Chi protesta o non innalza monumenti all'avvocato Gelmini, improvvisato ministro della pubblica istruzione, lo fa perché è di sinistra. Sbagliato. È gente che frequenta la scuola pubblica che lei stessa giorno per giorno sta radendo al suolo. Dopo il secco rifiuto opposto alla nursery, il ministro Mariastella Gelmini farà bene a dotare viale Trastevere di una sala tv. Magari non sintonizzata sul Tg1. (f.l.d)



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