lunedì 15 giugno 2009

Passata la tempesta, odo Gelli far festa: Premio di Poesia al capo dell'attuale capo del Governo, gran maestro della P2


Alle tecniche di depistaggio di Licio Gelli, molti tribunali italiani avevano riconosciuto una speciale maestria e abbondanti pagine di condanna. In singolare concomitanza con l’archiviazione della sua posizione nell’ambito dell’omicidio di Guido Calvi, è giunto l’annuncio che il fondatore della loggia massonica che vanta il maggior numero di tentativi di imitazione (quasi tutti riusciti), riceverà questa mattina un riconoscimento nell’ambito del premio Città di Ostia. «Per la sua opera letteraria», precisa l’associazione Anco Marzio che oggi cingerà di lauro la fronte del Venerabile. Una notizia che, passata quasi inosservata sulla grande stampa, non ha mancato di suscitare roventi polemiche e fiaccolate di protesta tra i cittadini del municipio romano di Ostia. «Non è ammissibile che l'assegnazione di un premio ad un nemico dello Stato, venga avallata e sostenuta all'interno di un'istituzione dello Stato», ha fatto sapere l’associazione locale Entroterra 13. Riflessione rispedita al mittente dagli organizzatori con alta sprezzatura intellettuale: «Licio Gelli nel 1996 è stato candidato al Premio Nobel per la letteratura. Candidatura, questa, espressa da varie nazioni, tra cui l’Unione Sovietica». La stessa Unione Sovietica che, ricondotta sui sentieri della pace da Silvio Berlusconi, ha fruttato allo stesso premier, la candidatura al Nobel per la pace. Episodi analoghi, dunque, che di certo Plutarco non avrebbe mancato di annotare nei suoi bioi paralleloi, insieme alla comune militanza nella P2. D’altra parte, l’antico capo massone dell’attuale capo del Governo, è residente in quella stessa Arezzo che diede i natali a Guittone, e fu profeta di quel dolce stil novo che culminò nel piano di rinascita democratica. Ammiratore di Leopardi, fornì la propria personale interpretazione di quella sodal catena teorizzata dal Recanatese. Scrive il Maestro aretino Gelli, in uno dei suoi sonetti : «L'anima è già logora ancor prima della nascita in questo mondo che ha spavento della verità». Condannato per procacciamento di notizie contenenti segreti di Stato, per calunnia nei confronti dei magistrati milanesi Colombo, Turone e Viola, per calunnia aggravata dalla finalità di terrorismo per aver tentato di depistare le indagini sulla strage di Bologna (10 anni) e per bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano, la verità deve avere terrorizzato soprattutto lui, vista la difficoltà nel dirla. Ma in Italia, popolo di poeti, ciò che c’è di venerabile è ben altro. Quel Gelli ispirato e necessario che lasciate le fila del teatrino politico, appare nei suoi versi «un tronco che sente e che pena». Canuto e vizzo, il poeta toscaneggia all’imbrunire: «Questa sera ho impastato una crema di ricordi formando una torta per un ignoto compleanno». Pietanza per palati fini. «La poesia del poeta Gelli scaturisce dal profondo dell'animo e inonda il lettore di quel sentimento derisorio (sic) e violento che si chiama vita», commenta uno dei suoi esegeti, il non meglio precisato direttore scolastico delle scuole di Verdun, professor Campana. Passata la tempesta, s’ode Gelli far festa, verrebbe da dire. Per la gallina tornata in su la via niente da fare. Dobbiamo accontentarci per ora di Alba Parietti, che ha declamato i suoi versi da Klaus Davi. Il programma si chiamava Par Condicio.

Nessun commento:

Posta un commento