venerdì 5 giugno 2009

Los Italianos, i furbetti del gonnellino. Scopri come ci vedono all'Estero in uno spot che ci ridicolizza: degni figli del nostro Papi


Hanno i bicipiti lustri, la zazzera omerica che ne disonora la canizie e l'aria tronfia di chi è appena reduce da una serata di karaoke al Billionaire. Alti e abbronzati come nelle barzellette sui watussi, hanno della vita l'idea di una lunga crociera attraverso le isole: Filippine, Salomon, Seychelles, senza disdegnare le Vergini. L'importante è che siano in perfetto stile Cayman: paradisi offshore in cui gli accordi di Scugnizzi fanno più miracoli dei giochi delle tre carte. A giudicare dall'ultimo spot della Carrefour che circola in questi giorni in terra iberica, gli italiani non sono più gli impavidi gaglioffi di Mean Streets o i traffichini paciocconi di Goodfellas, ma solo i pecorecci protagonisti di un perenne cinepanettone. Costumi a Corona, scenografia a Briatore, dialoghi al Califfo, e storyboard agli inventori del Maxibon. Gli Italians all'estero sono un po' meno complessi e tormentati di quelli di Scorsese. La pubblicità del colosso francese specializzato nella grande distribuzione, mostra infatti una pletorica assemblea di rappresentanti nostrani, assiepata su uno yacht al largo di Ibiza. Hanno il vento in poppa e la bandana in testa, ma anche viceversa. La voce fuori campo, (in maniera superflua) li presenta come un drappello di cretini pronti a sferrare un raid contro le pollastrelle che ammiccano a riva. E ci informa inoltre che gli strateghi stanno pianificando l'attacco intorno a un'idea non tanto machiavellica: abbordare le fanciulle spacciandosi per campioni del mattarello, orgogliosi superstiti dell'antica tradizione pizzaiola. La voce fuori campo precisa che in realtà non sanno niente di gastronomia, e che a malapena conoscono il significato della parola «peperoni». Indizi che fanno pensare a un esito non troppo piccante. E che le pizze che riusciranno a servire i nostri eroi sull'isola, saranno molte meno di quelle che prenderanno in faccia. La rèclame di Carrefour chiude suggerendo a tutti le proprie buonissime pizze surgelate, e regala un lunghissimo acronimo finale: A.T.I.V.T.V.I.I.G.C.C.E.R.
H.P.N.R.C.S.D.P Lettere iniziali di una frase semplice, che tradotta alla carlona dice: «L’associazione di turisti italiani che verrà in estate per invadere Ibiza e Gandia per conquistare le ragazze dicendo loro la solita scusa che noi italiani sappiamo fare la pizza come nessuno, ma in realtà di cucina conosciamo solo i peperoni». Pubblicità orrenda, non c'è che dire. Ma anche un avvertito pedinamento, alla maniera zavattiniana, della realtà italiana. Di una Repubblica fondata sulla piacioneria, dove la longa manus del consenso scivola avventurosa sui bikini per finire morta sui tailleur. Un Paese di furbetti del gonnellino che confonde grisaglie e perizomi, che divora i book e non ha mai aperto un libro di testo. Un Paese di giovani rampolli che impara l'ars amatoria dai tronisti, reputa Lenin un bomber russo e sogna soltanto il Gol dell'Avvenire in attesa della finale di Champions. Prodotto dalla francese Carrefour, magari becero e scorretto, lo spot dell'Italia arruffona e mendace, è più spietata di un'indagine sociologica. All'estero non siamo percepiti ormai che come svenevoli «chiattilli» dal colletto madido e la bandana al vento, sbruffoni che intonano O' Sole Mio affacciati su una terrazza di monnezza. Patetici viveur che si intestardiscono in un machismo esausto, senza più neppure l'ombra della simpatia. Dalle Baleari alla Costa Brava, gli italiani secondo il marketing – al tempo della globalizzazione il vero barometro dell'immaginario – non sono altro che ambasciatori del nostro più influente dicastero: il ministero della Attività Riproduttive. Sulla prua della loro imbarcazione da diporto, gli italiani di Carrefour osservano Ibiza come un protettorato di book semoventi, una fiesta mobile di meteorine colmo di veliname cash and carry. Certo, bisogna considerare le aberrazioni e i riduzionismi tipici dei mass media. Certo, bisogna anche considerare la lunga tradizione galante italiana. Ma rimane il fatto che da qualche tempo, più che l'oscura metafisica della massoneria, emerge dalle chiare e fresche acque italiche, una limpida e anatomica castroneria. Un diluvio di foto piccanti e ammiccamenti erotici che spinge noi italiani a darci di gomito, e tutti gli altri, all'estero, ai conati di vomito. Cicisbei e beghine, traffichini e letteronze, pupe e secchioni, escort e patron, monarchi e bagasce. Tutti insieme in un reality cafonal che detta i titoli delle prime pagine e organizza il consenso con il televoto. Madri a servizio, padri che sgobbano, precari per sempre, ragazze che non ballano, brutti e brutte. Occhio quest'estate alle Isole dei famosi. Al largo della Spagna, fra Ibiza e la Costa Brava, potrebbero incominciare i respingimenti.

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