martedì 3 marzo 2009

Scuole elementari: per molti ma non per tutti


Il rapporto diffuso dal ministero dell'Istruzione lascia poco spazio alla finanza creativa, e molto all'arte di arrangiarsi: se da viale Trastevere non arriveranno revisioni ai tagli adottati in Finanziaria, nove famiglie su dieci dovranno rinunciare alle trenta ore settimanali richieste per i propri figli iscritti alla scuola primaria. A fronte di un impegno di spesa che computa gli organici disponibili sulla base del modello a ventisette ore settimanali, la dura legge dei numeri sembra sconfessare le scelte del ministro Mariastella Gelmini, che ha scommesso forte sul ritorno del maestro unico. A giudicare dalle scelte di mamme e papà, un azzardo che complica terribilmente le cose . A sparigliare le fiche sul tavolo, la netta vittoria dei modelli consolidati. I numeri delle iscrizioni scolastiche per l'anno 2009- 2010 dicono che i genitori italiani, a larga maggioranza, hanno scelto i programmi scolastici a trenta ore (56 per cento) e quelli a tempo pieno di quaranta (34 per cento). Dati alla mano, su settembre calano dunque previsioni nere. Perché se è vero, come ha ricordato la stessa Gelmini, che «tutti i modelli orari prevedono il maestro unico di riferimento e non solo quello a ventiquattro ore come qualcuno sostiene in maniera imprecisa», è pur veritiero, sulla scorta delle prime stime, notare che i soldi disponibili non potranno accontentare i desiderata delle famiglie italiane. Si calcola che su circa 20mila prime classi elementari, potranno esserne messe a regime seicento a 24 ore settimanali, e altrettante a trenta. Il che equivale a dire che, sulle 294mila famiglie che hanno optato per le trenta ore, potranno esserne accontentate soltanto 16mila.
Per il governo un bel grattacapo, che arriva per giunta in coincidenza con una maggiore severità di valutazione e un deciso incremento di insufficienze e cinque in condotta. Allo stato attuale, infatti, le proiezioni parlano chiaro: in media, ha scelto le 24 ore a settimana un bambino per plesso, mentre ad aver scelto l'orario a 27 sono in due. Conti che lasciano presagire accorpamenti, ed evasione della maggior parte delle domande presentate dai genitori. Perché una classe possa definirsi tale, serve un quorum di almeno dieci elementi, e la partenza del ciclo scolastico, non potrà quindi che essere subordinata a un generale rimpasto, a molte rinunce, e a una diaspora di molti bambini dalla scuola geograficamente più vicina a quella più vicina ai dividendi del Ministero. «Non credo che in realtà cambierà molto per gli studenti – commenta Giuseppe Bertagna, pedagogista di fama e docente all'università di Bergamo – se queste proiezioni venissero confermate, si tratterà soprattutto di rivedere le compresenze. Si dovranno cioè raggiungere le ore prefissate con meno insegnanti a disposizione». Molto più allarmati invece, Cisl e Uil, che paventano un aumento della dispersione scolastica e l'inabissamento del sistema scolastico primario, ritenuto a oggi , in magnifica solitudine, il fiore all'occhiello della scuola italiana. «Giungere a questa situazione era inevitabile – spiega Bertagna – si è giunti a soluzioni così rigide perché i sindacati, che adesso le contestano, si opposero a ipotesi più lungimiranti come quelle prospettate dal ministro Moratti».
E se il ministro ombra dell'Istruzione, Giuseppe Fioroni, osserva che «senza soldi e con tanta demagogia non si educano i nostri figli», e che «i fatti renderanno chiaro agli italiani chi dice la verità e chi le bugie», il ministro in carica non tarda a rispedire le accuse al mittente. «Le risorse per il tempo pieno non solo non sono state tagliate ma sono state confermate. E grazie a un migliore impiego, sono aumentate. Quindi, non ci saranno problemi e sarà possibile rispettare il tempo pieno e la scelta delle famiglie». Anche le scienze matematiche sono insomma, e in Italia sommamente, branche letterarie. La resa dei conti è rimandata a settembre.
Da Liberal 3 marzo 2009

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