giovedì 5 marzo 2009

No alla riforma delle pensioni. No agli assegni ai disoccupati. Il Governo si ricorda della crisi solo se i poveretti in questione fanno i banchieri


Roma. «Siamo pronti a dialogare con chiunque sia disponibile a fare le riforme in nome della modernizzazione di un Paese in cui esiste l’assoluta necessità di adattare il welfare nazionale a questi tempi di crisi. Abbiamo il compito di far sentire ai cittadini, specie a quelli più indifesi, che lo Stato non li abbandona. In questi momenti moltissimi italiani corrono il serio pericolo di essere risucchiati in questa spirale di recessione. Chiunque abbia in mente di sostenere l’occupazione e la flessibilità in un quadro di riforme condivise capaci di tutelare i più deboli, è il benvenuto. A una condizione però: il Governo assuma una posizione netta, e dica con chiarezza come intende affrontare la questione». Linda Lanzillotta, responsabile del dipartimento della Pubblica amministrazione del Pd, apre la porta a quell’ “alleanza di ragionevoli”, che nelle intenzioni di Casini dovrebbe sciogliere il contorto nodo delle pensioni. Un tema tornato prepotentemente d’attualità, in seguito alla proposta di indennità ai disoccupati, lanciata dal neosegretario del Pd, Dario Franceschini.
Onorevole, questa santa alleanza sulla riforma delle pensioni è possibile?
Non soltanto è possibile, ma è anche necessaria. Riformare il welfare, progettare ammortizzatori sociali capaci di calmierare l’impatto della crisi, consentire che la flessibilità abbia maggiori tutele in un mercato del lavoro che impone misure sempre più rigorose in tempi di recessione come quelli che stiamo vivendo, non è però il modo di tamponare un’emergenza. È una misura indispensabile anche in prospettiva, e per questo va pensata in maniera lungimirante, tenendola a riparo da tentazioni nocive.
Ci spieghi meglio.
Bisogna fare attenzione a non mettere le mani sulle pensioni, nell’idea di ricavare fondi da dirottare altrove. Agire sulle pensioni non significa cercare tagli o risparmi a spese di qualcun altro, ma fronteggiare al meglio la crisi attuale per dare ossigeno ai lavoratori e alle lavoratrici che dalle riforme devono trarre giovamento, e nessun peggioramento.
Provo a tradurre. Gli assegni per i disoccupati non possono essere ricavati dalla riforma delle pensioni.
Lo dico chiaro e tondo: la proposta lanciata dal Pd per i disoccupati, non ha nulla a che vedere con la riforma delle pensioni. I fondi vanno reperiti altrove. Per esempio riducendo gli sprechi e riprendendo a contrastare l’evasione fiscale. Il recente crollo delle entrate indirette la dice lunga. Ma prima di aprire qualunque tavolo, bisogna che il Governo spieghi agli Italiani come stanno le cose, e che cosa ha intenzione di fare per aiutarli.
A proposito di pensioni, che cosa ne pensa dell’allungamento dell’età pensionabile per le donne?
Penso che sia il segno di una grande indecisione. Il ministro Brunetta ha parlato di una bozza inviata all’Unione europea, per poi essere smentito dal collega Sacconi. Ogni commento è inutile in questo momento.
Come saranno le pensioni che verranno? Ho letto che lei vorrebbe diminuirle e Mussi si è adirato.
Neanche per sogno. Si è trattato soltanto di un errore di trascrizione. Tutto chiarito. Le pensioni non verranno intaccate.
Crede sia necessario riparlare di scaloni?
Ripeto. Il Governo ha fatto sapere che la riforma del welfare non è all’ordine del giorno. Chiunque auspichi misure a sostegno del disagio, con particolare attenzione all’occupazione femminile e alla modernizzazione, è il benvenuto. Ma prima il Governo chiarisca da che parte sta.
Da Liberal 5 marzo 2009

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