venerdì 6 marzo 2009

Alla scoperta di una nuova Terra



Sarà forse come la caduta di un velo, come lo squarcio mortale in un fianco dell'infinito. Sarà l'epilogo di una tragedia risolta in una festosa agnizione. Bugiardi gli Oracoli Sibillini, menagrami i cristodelfiani, e Baruch un ciarlatano. Venditori di carabattole al mercato della fine, i posteri li ricorderanno un giorno come profeti superbi di un cupio dissolvi troppo umano. Come quelli che spacciarono l'apocalisse come la fine. Quando in una di queste notti, da qualche parte dell'universo, il suo occhio puntuto passerà in rassegna l'alfabeto del cosmo, ci sbarazzeremo per un po' persino della scomoda iella di Al Gore. Dal vettore Delta in località Cape Canaveral, alle 5 di questa notte ora italiana, è partito alla volta del cielo Keplero, il telescopio spaziale incaricato di scoprire un migliaio di pianeti. Lassù, in quel della costellazione del Cigno e della Lira, si nascondono forse oltre le nuvole e la luce, molte Terre in predicato di fare le veci della nostra. Nato da un progetto dalla Nasa, e costato la non proprio astronomica cifra di 600 milioni di dollari, il viaggio della sonda ha tutta l'intenzione di essere un reportage dall'indicibile. Una cronaca dall'oltremondo, in cui nuovi luoghi abitabili come la Terra, faranno capolino nella geografia conosciuta. Del minuscolo telescopio dal metro di diametro dice lo scienziato Jon Morse che «le sue scoperte potrebbero cambiare in modo fondamentale il modo in cui l'umanità vede il suo posto nell'universo». Ma ieri notte non è risorta soltanto l'Odissea nello spazio, e la solita giaculatoria su quel rompiballe di Ulisse coi baffi sporchi di marmellata proibita. È cominciato anche, e soprattutto, il viaggio penitenziale di un'umanità esilarata dall'effetto serra, squagliata dall'Antartide millenaria. È partita con Keplero una crociera nel senso di colpa formato Nasa. Un viaggio in cui cercare assoluzione, che dissemina la condizione umana in una realtà psicotropa. Nuovi mondi e nuove terre, in cui deposte le corone e incendiati gli ex voto in un allegro falò, l'umanità potrà ancora pasteggiare a sbafo tra i violini, come Nerone dopo l'incendio.
A Keplero toccherà l'elenco di tutti quei pianeti capaci di orbitare intorno alla loro stella a distanza media. Perifrasi della scienza per dire di quelli, che un giorno, potranno in potenza sviluppare la vita, mantenendo la nostra. Ancora la religione e la scienza, l' attesa di Godot che prima o poi la scienza ci porterà indietro dalle stelle. Ancora Keplero, quattrocento anni dopo, e quella «canna meravigliosa, più preziosa d'uno scettro», con cui lo scienziato polacco battezzò il cannocchiale nel '600 . Quello che ha preso il volo stanotte, alto cinque metri e con una vista da novanta milioni di pixel, si accorgerà di nuovi pianeti, perché le variazioni luminose causate dal loro passaggio ne metteranno in moto i sofisticati ricettori. Poesia tecnologica. Come la legge dei corpi su una spiaggia di Ipanema. Il corpo celeste di una donna che ancheggia nel cosmo, e iscrive nel suo grembo rotondo un desiderio irrefrenabile di vita. Apocalisse, nuova vita. L'occhio di Keplero né incontrerà centomila. Centomila stelle in cui cercare il passaggio di una nuova esistenza. Vagherà per quattro anni in un’area ampia circa dieci gradi, qualcosa di comparabile a 20 lune piene.
Alla Nasa spiegano che prima del corteggiamento, Keplero dovrà farci l'occhio.. Dovrà studiare i corpi di quattro pianeti già individuati, per calibrare il suo occhio elettronico sulle altre centinaia di quelli, che aspettano di essere riconosciuti come terre papabili. Una breve formazione sentimentale. Fra quattro anni, si diceva, la missione di Keplero sarà compiuta. E allora, se tutto andrà come previsto, l'ansia millenaria si scioglierà in una fragorosa risata. In uno spumeggiare di calici sugli yacht dei petrolieri, in un sonoro sberleffo ai piedi delle pale eloiche. In funamboliche pernacche lanciate coi piedi sottosopra da una nave spaziale.Si brinderà alla diabolica Sibilla, ai cristoldelfiani menagrami. A Baruch il ciarlatano. Al diavolo Crono mangiatore di figli. Per Giove: sarà l'era della Terra, nell'era della sua riproducibilità tecnica.



Da Liberal 7 marzo 2009


Nessun commento:

Posta un commento