sabato 7 febbraio 2009

Il nostro Paese è indegno. Discarica che sguazza nel marciume e che tratta i barboni come Ecomostri


In un Paese come il nostro, in cui le piaghe sociali come il precariato e l’immigrazione sono delegate nel migliore dei casi a rubriche dei rotocalchi condite da jingle vagamente melodrammatici, in un Paese come il nostro dove il meglio che si possa fare è monetizzare il disagio trasformandolo in un circo di freak buoni per impennare gli ascolti del Grande Fratello o dell’ultima Isola dei famosi, vige la paradossale regola che gli Ultimi, gli esclusi, gli emarginati risultino intollerabili e perseguibili ogni momento nella vita reale, e che invece vadano benissimo per l’audience e lo share massmediatico. Ciò che davvero offende il cittadino e il politico di turno è il contatto ad personam, l'irresistibile fobia del contagio, la paranoia complottista per cui chiunque è scontento sia necessariamente aizzato da Grillo o Di Pietro, e nutra atteggiamenti settari volti a disarticolare la civile, civilissima società. Dove per società civile, si intende signora ingioiellata che trova offensivo andare a fare una capatina da Bulgari e sentire la propria pelle, anzi la propria pelliccia, in grave pericolo di vita. Andare da Bulgari sotto gli occhi di un Rumeno, è un attentato alla dignità, insomma. Ma se la stessa esponente della società civile, leggi cioè benestante, benpensante, perbenista, osserva lo sfigato di turno dal proprio salottino liberty, allora il disagio si trasforma in una magnifica occasione per indagare morbosamente e maternalisticamente, ciò che non funziona. Non è vero che il disagio generi indifferenza. Mettete un poveraccio davanti una telecamera, e c’è gente che si spellerà le mani per applaudirlo. L’importante è che non dia disturbo in strada. Che non protesti, ma che si limiti a frignare o a chiedere l’elemosina a capo chino per solleticare superbia e buonismo. L’ultimo disegno di legge approvato in Senato, articolo 144, prevede il censimento dei barboni. Non homeless, né clochard. Siamo in rete e le cose devono essere chiamate con il loro nome. Un’altra misura che dimostra come in un Paese come il nostro, le istanze imperialistico consumistiche abbiano trionfato.
In un Paese come il nostro, che ha ormai confinato i moti di coscienza e i sensi di colpa, le lacrime e la rabbia al divano di casa nostra e al minutaggio dell’ultima diretta, vige invece nella vita reale il principio della sorveglianza. Non si lavora per recuperare il disagio. Viene profusa ogni stilla di sudore solo per monitorarlo. Si sorveglia, non si legifera. Si ragiona con la pancia piena: sì ai vigilantes da Bulgari. No ai medici per i Rumeni. L’essere umano si mercifica in cosa. L’individuo diventa elemento architettonico. Gli esseri umani spersonalizzati diventano solo ingombro nel quadro del decoro urbano. Spazzatura che deturpa la facciata dei Centri direzionali, dell’agorà del libero business, delle Torri di controllo vilipese dallo scalpitare di una sgualdrina o dall’insistenza di un lavavetri all’angolo con la nostra pizza a taglio preferita che ci rovina la pausa pranzo.

Prostitute, lavavetri, operai in nero, operai in nero morti, clandestini, clandestini che rompono perché si ammalano anche loro e quindi freghiamoli in ospedali magari tentando di rimpatriarli perché bisogna approfittare se sono entrati in coma lavorando su un ponteggio per due euro l’ora. E poi barboni, giovani incazzati, dipietristi, grillini e travagli. Non esseri umani affondati dalla società e dal capitalismo selvaggio, ma semplicemente elementi architettonici da rimuovere, scorie tossiche da bonificare prima che puzzino troppo e si moltiplichino come virus. Masse tumorali, cancrene da asportare dall’olezzante corpo del business e della vita chic e salottiera. Masse inutili, individui che, non potendo essere reclutati come clienti, non producono utili né ricchezza. Individui che non producono interessi, non accendono mutui, non permettono la conoscenza di nessun’altra persona influente. Zavorre. Il barbone è una zavorra, consuma ma non produce. Siamo ormai all’igienismo urbano, ciò che puzza va catalogato e controllato. Ripulito, bonificato. Non sia mai che possa venire in mente a qualcuno di registrare gli homeless per pianificarne l’inserimento. Uno Stato civile dovrebbe individuare programmi di integrazione per tutti, e in particolar modo per chi vive nel disagio oggi: giovani precari, homeless, prostitute, immigrati. In un Paese come il nostro, incivile, incapace di affrontare i gangli e le metastasi del consumismo, inguattato nel principio dell’utile ad ogni costo, ipocrita e benpensante solo per convenienza, capace di ogni nefandezza nei suoi rappresentanti, inquisiti, corrotti, sfuggenti alla Legge, condannati eppure trionfanti sugli scranni del Parlamento, spendaccioni sul nostro sangue, pronti a tollerare ogni abuso e marciume purché produca reddito e ricchezze per le loro tasche, il barbone indifeso e indifendibile, seduto sulla panchina, va sorvegliato e punito. E invece, il mafioso, va celebrato come eroe. Un eroe che da tempo ha unificato due mondi: la Mafia e lo Stato. Il marcio, il lercio, lo schifo, il fetore che disturba le nari più raffinate, in quel caso non dà fastidio a nessuno. Pecunia non olet. I soldi non puzzano, e neppure il sangue di chi è morto per chi ha tentato di rivelare il gigantesco imbroglio. In questa società barboni, prostitute, precari e clandestini sono solo ECOMOSTRI. Ecomostri da abbattere senza sporcarsi le mani. Ecomostri da lasciare implodere su se stessi nell’abbandono, nell’emarginazione, nell’indifferenza, in uno Stato di vergogna e discrimine generato da una condizione poliziesca. L’attenzione poliziesca dei manganelli, dei nostri sguardi, dei nostri reality che liberano il buonismo fino al prossimo inserto pubblicitario. Che una volta varcato il portone di casa, ci fa diventare complici, aguzzini conniventi di uno Stato criminale, che reclude e uccide i suoi Figli. L'Italia è lo Stivale. Lo Stivale che ha pestato la cacca. Lo Stivale che ha deciso che non tutti gli escrementi puzzano. Che alcuni meritano, per caratteristiche fisiologiche di cristallina e acclamata indegnità, di governare le nostre vite, e i nostri Destini.

1 commento:

  1. cristo, non si può leggere tanto è difficile.
    una traduzione???
    magari in inglese, in francese anche il tedesco andrebbe bene...

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