mercoledì 13 aprile 2011

I neomelodici di Gomorra e un giro d'affari di 200 milioni di euro: come trasformare in oro la spazzatura


Al riparo di lacrime e panni stesi, di automobili grottesche e latrati d’accompagno, passa di bocca in bocca dai mercati alle periferie degradate. La canta l’adolescente truccata da velina, la riassapora l’anziana con i broccoli nella sporta, la declama alla finestra il guappo smanioso, l’ascolta mammà mentre spolvera il salotto. E soprattutto rimbomba nei quartieri, da Ballarò a Scampia, passando per Bari vecchia e Tor Bella Monaca. È la canzone neomelodica, la soundtrack del Meridione in abbandono. Un carosello di irresistibili maschere carnevalesche, che darebbe materia bastevole per ridere a crepapelle. Un mondo «stranamente divertente», come lo chiama Roberto Saviano, che negli ultimi vent’anni è però diventato l’equivalente dei Beni culturali nel governo ombra della camorra. Perché ha lo scopo di valorizzare e proteggere il patrimonio culturale in cui prospera la delinquenza: omertà, ignoranza e familismo amorale. Ma il minculpop di Gomorra, è anche e soprattutto una macchina da soldi: il sociologo Marcello Ravveduto, autore di Napoli, Serenata calibro 9,  stima che il business della musica neomelodica si aggiri attorno ai 200 milioni di euro.
Per comprendere quanto siano stretti i legami tra cosche e pop partenopeo, basti citare Nello Liberti, che nella sua hit O capoclan, mentre un sordido video diffonde le immagini di un boss che dà mandato a un killer, si lascia andare a un’accorata difesa dell’eroe criminale: “O capoclan è n’ommo serio che è cattivo nun è o vero”. Un uomo così serio, che nelle rime di Liberti può tranquillamente svolgere le veci di Cristo: “Proteggi i miei figli, ma se proprio non puoi farlo nun te preoccupà che ce pens’io”. A scanso di equivoci, il sagace chansonnier offre una chiosa per chi non avesse capito: l’opera è dedicata a “Tutti gli ospiti dello Stato con una presta (sic) libertà”. E di una certa libertà gode per esempio Rosario Armani, il Mogol di Secondigliano e dintorni. Matteo Garrone gli telefonò invano per i diritti di alcune canzoni da includere in Gomorra. Ma Rosario Buccino, in arte Armani, non era al momento disponibile perché impegnato in una difficile latitanza.
Abbeveratosi alla tumida fonte di Douglas Sirk, c’è poi Tommy Riccio, altra star neomelodica che in Nu’Latitante arringa le folle con aria sconsolata: “Nu latitante e na foglia int’o viento nun po allucca nun po di so innocente”. Ma nel firmamento neomelodico, trova ampio spazio anche l’amore romantico di Alessio, che in Sms si mostra un inguaribile sentimentale: “Diventi rossa sempre un pò di più,quando, lentamente poi, la mia mano scende un pò più giùuu e litighiamo perché non ti va...”.
Niente di immorale, si direbbe. Non fosse che la camorra ama gestire in proprio anche gli idoli delle ragazzine. Lo ha spiegato D’Alessio di recente, di essere stato costretto a esibirsi dai clan sotto minaccia. E Raffaello, altro piccolo divo di Scampia, è ancora più esplicito: «A noi questa gente dà lavoro e se uno mi chiama a cantare non gli chiedo la fedina penale». La camorra investe sui giovani talenti, e poi tiene per sé la percentuale sui guadagni. Niente da invidiare a un’etichetta blasonata. C’è per esempio la major autoctona Bella Napoli, gestita da Carmine Sarno. Un manager dal pedigree non proprio impeccabile: un fratello all’ergastolo e un collega, Tommaso Prestieri, arrestato per avere sparato al manager di Carmelo Zappulla, reo di aver organizzato un concerto nel suo territorio.
Ma il nuovo golden boy dell’Olimpo neomelodico è soprattutto lui, Rosario Miraggio, canotta di jeans, tatuaggio in vista e interessi nella telefonia mobile che neanche Tronchetti Provera: “jett st’Alcaltel, par Megan Geale, stamm a sentì a me nui passam a 3 cumm è bell a c vrè cu stu cellular i e te menomale ke c’è 3”, prorompe l'Aznavour vesuviano. Notevole anche l’inno femminista di Angela Fiore e Raffaella, Ci piace macho. Le due anelano a un uomo “sempre abbronzato pelle color cioccolato col tatuaggio ngopp o braccio palestrato con il capello un pò fonato un’aspirante tronista comm e dint a tv”. Ma il fondo del barile, viene raschiato con i minori melodici, bambini tra i sette e i nove anni che cantano testi abbastanza truci. C’è la Piccola Anna che ama un tipo “guappo, fresco, tosto e prepotente chiamato ’o malamente”. O il povero piccolo Lucio, un bimbo cicciotello costretto a cantare A me mi piace ‘a Nutella. Tutto stranamente divertente, è proprio vero. Ma anche per la musica, vale la legge di Gomorra: trasformare in oro la spazzatura.
Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Grazie Mille!

Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.


Nessun commento:

Posta un commento