giovedì 7 aprile 2011

Come funziona l'industria dello spam, e quanto si guadagna. Chi vuol essere milionario?

Sarà capitato anche a voi, di attendere un’importante mail di lavoro. E che poi, senza neanche un suono d’allerta, Mister Cialis irrompa nella vostra posta, e zumzumzum, vi ritroviate sommersi da imperdibili offerte di pasticchine blu. Che si tratti di un’opera di bene patrocinata da colleghi premurosi, o di un volgare complotto ordito ai vostri danni dalle toghe rosse, il reato esiste ed è tanto più odioso perché vi colpisce nell’esercizio delle vostre funzioni e con l’onere di discolparsi a carico vostro. Non servirà dichiararsi nipotini di John Holmes, dichiararsi minorenni al tempo dell’invio, o prezzolare le dichiarazioni di dame caritatevoli. Niente, neppure la miracolosa tempra promessa di Mister Cialis, può essere più coriaceo e resistente dello spam. E il perché è presto detto.
L’industria della spazzatura elettronica, avviata con successo più di trent’anni fa quando internet si chiamava ancora arpanet, produce qualcosa come 120 miliardi di messaggi al giorno (circa il 90 per cento di tutti le mail del pianeta), conta su un giro d’affari di 7 miliardi di dollari e consente agli operatori più pervicaci guadagni che arrivano sino a quattro milioni di dollari annuali. Una buona alternativa, insomma, per chi non se la sente di diventare Sergio Marchionne. Ma come funziona la filiera della mail avariata, che ogni anno costa alle aziende danni stimati per 140 miliardi di dollari? Qualche utile informazione è stata estorta da alcuni infiltrati dell’International Secure Systems Lab. Alla base di tutto ci sono i malware, speciali virus che zompettano da un computer all’altro, e si propagano in reti gigantesche che fanno da supporto logistico all’invio della mail infetta. Questa speciale unità di computer sfuggiti al guinzaglio dei loro proprietari, si chiama botnet, una serie di pc zombie che obbediscono alla volontà dello spammer grazie al succitato malware. E tra i botnet più aggressivi, c’è ad esempio Cutwail, una specie di termovalorizzatore della spazzatura che nemmeno ad Acerra. La società offre ai suoi piccoli imprenditori la possibilità di creare campagne di spamming in pochi clic. Gli infiltrati di Secure Systems hanno valutato che dai sedici server a cui hanno avuto accesso, sono partiti circa 1.700 miliardi di messaggi di spam fra il giugno 2009 e l’agosto 2010 raggiungendo il 30 per cento di indirizzi attivi. A disposizione della simpatica azienda circa 120mila computer infettati, di cui il 30 per cento situato in India, dove esistono migliaia di utenti che si sono specializzati nel fare gli untori. Ciascuno spammer noleggia la botnet a un costo compreso tra i 100 e i 500mila dollari al giorno per il pacchetto da 100 milioni di e-mail, oppure  per 10mila dollari al mese per la soluzione “flat”. Un po’ caro dite? Non tanto, se paragonato a guadagni compresi tra 1,7 e 4,2 milioni di dollari a a partire da giugno 2009. Senza contare che sono in grande espansione anche i nuovi mercati del web come siti, blog, social network e cellulari. Ma come si rubano, tecnicamente tutti questi soldi? Spesso attraverso il phishing, la pesca di frodo, che spesso clona le pagine dei nostri servizi bancari e dei gestori telefonici per indurci a immettere on line le password di carte di credito e conti correnti. Tra i Paesi più fiorenti nell’industra dello spamming, si annoverano i cosiddetti Bric (Brasile, Russia, India e Cina), e per dire quanto l’industria sia seria, basti dire che anch’essa ha risentito della grande recessione del 2008, per vedere crescere di nuovo i propri profitti nell’ultimo anno. E l’Italia? Quando si tratta di arrangiarsi, non temiamo concorrenza di solito. E invece siamo il terzo Paese più bersagliato dal phishing dopo Stati Uniti e Germania.
Ma c’è anche una specie di legge del taglione anche nel mondo dello spamming. Perché i maggiori esportatori di spazzatura sono gli Usa con il 22 per cento del mercato, seguiti a siderale distanza dall’India ferma al 6 per cento. Ma perché il fenomeno non è stato mai intaccato seriamente dalle industrie di sicurezza? Se esiste l’antimafia, esiste anche la mafia, direbbe il sommo. Il Belpaese si aggiudica a proposito un onorevole ottavo posto nell’hit parade dello spam. Niente male, per chi ci dipinge come i personaggi di Mario Puzo, tutti coppola e mandolino. Mica perdiamo tempo con la spazzatura virtuale, noi. Siamo vecchi e retrogradi, e ci piace sporcarci le mani con la spazzatura vera.
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