martedì 11 maggio 2010

Lo strano caso di Julia, la donna ai raggi x che morì due volte


Oggi ha settant’anni, un salario da socialismo reale, e due occhi che hanno frugato nell’impossibile. In molti hanno spinto lo sguardo dentro quelle pupille folgoranti, e tutti ogni volta hanno sentito le vesti squarciarsi. A potere scrutare le sue retine, ci vedremmo filamenti di vite: di noduli tremanti, vertebre sbilenche, milze tumide, cuori scheggiati. Ce ne ha messa di luce, in quel raggio che ti entrava nelle ossa come un laser. E ora che un male la consuma, che la lascia da sola in un letto, da qualche parte a Donetsk lei socchiude le palpebre sperando di salvarne un lumicino per se stessa. Che paradosso sono stati, gli occhi di Julia Vorobjova. Di solito ti insegnano che la storia di ciascuno comincia con un fiotto luminoso che ti spalanca la retina. Quasi tutte le storie ma non la sua. Perché la storia di Julia, a differenza di tutte, cominciò quando lei chiuse gli occhi per sempre.
Immaginate una donna, un tremarzomillenovecentosettantotto qualsiasi, e lo spiazzo polveroso di una miniera. Provate a immaginarla alle prese con una gru sgangherata intenta a costruire le sorti della Grande Madre Russia a decine di metri dal suolo. Nella sua cabina, qualcosa, come un nembo elettrico, risale i fili della luce. C’è un sibilo, uno sfrigolio, il torace della donna che si scuote per alcuni secondi. Nessuno sente niente. Ma lassù c’è una donna, ed è morta folgorata da una scarica di 380 volt. Immaginate che Julia sia morta così. E che la sua storia debba ancora cominciare. Più tardi dei soccorsi inutili, delle cure stupide, dell’accanimento dei parenti, di tre giorni d’obitorio. Più tardi c’è uno studente che si avvicina alla sua salma con una tronchessa, e c’è un alluce che salta dal suo piede perché qualcuno vuole farne un anonimo tributo alla scienza. È fino a quel punto che Julia è morta. Perché fino a quel punto, finché uno schizzo di sangue non zampilla maestoso dall’alluce di un cadavere, lei è ufficialmente deceduta. E invece quel cadavere non vuol saperne di morire. Julia sembra alquanto viva. È in coma, ma c’è ancora. Ha gli occhi chiusi, ma non è morta. Julia è in coma, Julia è chissà dove. Fatto sta che c’è ancora. Fatto sta che ritorna. Un anno dopo la sua morte, Julia riapre gli occhi. A parte essere morta, a parte un alluce tranciato, si direbbe che ha una vita come gli altri. C’è solo qualcosa di diverso. Un piccolo dettaglio che lascia sbigottiti. La donna della gru riesce a entrarti dentro. Non come farebbe la donna dei tuoi sogni, ma proprio in senso tecnico. Gli occhi di Julia possono vedere quello che vede una macchina per le ecografie: costole, polmoni, ventricoli che si dilatano, arterie che si stringono. Follia pura, dicono. Si mobilitano i luminari di Russia. Atei e comunisti. Confermano. Partono spedizioni dal Vaticano. Fideisti e rigorosi. Si rassegnano. Sotto gli occhi di Julia sfilano decine di pazienti, di ammalati, di sani preoccupati. Non ce n’è per nessuno. La signora Vorobjova, operaia di Donetsk, non sbaglia un referto. Ti guarda, e stabilisce esattamente qual è il problema. A questo punto ti viene l’idea che Julia giochi alla piccola sensitiva dopo aver visto il solito tunnel con luce incorporata e Venditti in sottofondo. Ma non c’è spiegazione, ci sono solo fatti. Diagnosi su diagnosi azzeccate. Neppure uno sgarro. Ce n’è abbastanza perché Mosca la metta al lavoro per il famigerato Kgb. Presta occhi e servizio nel segretissimo ”dipartimento 90”, fiore all’occhiello della ricerca russa. A proposito di speculatori, certo potrebbe venirti in mente il tarlo: non è che Julia Vorobjova fa soldi sulla pelle degli altri, in stile mago Do Nascimento? Magari le entrasse qualche rublo in saccoccia. Passano gli anni, il dipartimento 90, e la Madre Russia, ma Julia è ancora più povera di quando è morta. Gira per case, ospedali, villaggi. Aiuta il malato di turno, fa un sorriso e poi saluta. Non chiede un soldo e scappa via. Gente semplice soprattutto, ma poi aumentano i vip: sotto i suoi occhi passano Breznev e Jurii Andropov, Boris Eltsin e Mikhail Gorbaciov. C’è anche la first lady Raissa, e poi mezzo Politburo. E ci sono anche le star straniere: artisti, intellettuali, scrittori di ogni genere e inclinazione religiosa. C’è anche Francois Mitterrand. E poi l’uomo in bianco più famoso del mondo. Papa Wojtyla e il suo staff vanno a trovare Julia in Ucraina, e lei fornisce apprezzati consigli.

Ma è questo punto che la storia di Julia, rimane sospesa. Perché Julia era morta. Ma adesso che è viva è tornata mortale. E adesso è ammalata. E da qualche parte a Donetsk le sue palpebre sono socchiuse nel tentativo di conservare un po’ di bagliore. Non durerà. Julia che ha aiutato molta gente, adesso muore sola. Lei che tanto bene ha regalato, non ha un rublo per guarire. Si appella ai giornali, non la ascolta nessuno. Che buffa sorte, essere risorta per morire di nuovo. (fld)

Da Liberal 11 maggio 2010

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