giovedì 4 giugno 2009

Il carretto passava...Giuseppe Della Camera, il gelataio italiano che ha rifiutato 100mila sterline da Mick Jagger per il suo furgoncino dei gelati


Il carretto passava, quell'uomo gridava gelati, e quando gli si è parato dinanzi Mick Jagger con un assegno da centomila sterline, avrà pensato di certo, che se il coraggio di vivere ancora non c'è, dinanzi a quell'offerta torna subito. Dopo dieci anni di sacrifici, Giuseppe Della Camera, italiano a Londra, venditore ambulante di coni gelato che girovaga nei sobborghi di Streatham da più di dieci anni, aveva l'occasione di cambiare la sua vita. Un mattino come tanti la star di Dartford lo ha visto sferragliare a bordo del suo furgoncino vintage. Un meraviglioso Morris J del 1954 che ha riempito di lussuria il signor Rolling Stone. Ha chiesto all'italico se centomila sterline posson bastare, ma Giuseppe, uno di quelli che al ventuno del mese i nostri soldi erano già finiti, gli ha opposto il gran rifiuto. Siccome parla inglese, e non ascolta solo Battisti, gliele ha cantate: You can't always get what you want. Per Mick, baronetto di Sua Maestà sarà stato una specie di vilipendio alla bandiera. Non ne subiva uno così dai tempi di Fitzcarraldo, quando immerso nella foresta amazzonica, armeggiò per mesi con una canna di bambù applicata sulle parti intime, e funestata dalle api. Si parlò di un rituale indio, di riti di possessione. Si diceva che Jagger schiumasse di rabbia per le mille punzecchiature, ma che resistesse stoicamente. Janice Dickinson, sua amante celebre, spiegò l'atto eroico con pragmatismo tutto americano: «Ha un problema da risolvere: sarà un dio del rock ma ha il pisello di un bambino». Sapendo che quel che brucia non son le offese, neppure quelle che infangano le leggende, Giuseppe non è stato per niente scortese. «Ammetto di essere stato tentato dall'offerta di Jagger – ha spiegato alla stampa britannica – ma gli ho spiegato che non potevo vendere il mio furgoncino perché ho promesso a mia figlia che un giorno sarà la sua auto nuziale». Parole e pensieri, mescolati insieme. Giuseppe Della Camera, esule italiano, nomade dell'ice cream che ogni giorno sfida il fumo di Londra, lo ha detto a Mick tra le righe: che ne sai di un viaggio in Inghilterra, e di un mondo tutto chiuso in una via,, di un cinema di periferia?
Che ne sai? Nel mondo di Giuseppe, emigrante d'altri tempi, c'è ancora l'eroico furore di una promessa, di un voto inseguito con la stessa feroce commozione di un Durrenmatt. Il sogno di accompagnare la figlia, ancora dodicenne, ancora ignara di quanti coni gelato da una sterlina e mezzo ci vogliano per fare centomila sterline, a bordo di un camioncino che per lei è come il regno di Oz a quattro ruote. Suo papà, il gelataio, lo ha comprato dieci anni fa tutto sgarrupato per duemila sterline. Era in una fattoria, assediato da una torma di galline starnazzanti. Giuseppe l'ha restaurato e ne ha fatto un gioellino. Per riportarlo agli antichi fasti ha speso altre trentacinquemila sterline, ha spiegato al Mirror. Dati alla mano, l'offerta di Mick gli avrebbe fruttato una plusvalenza di 63mila, mica noccioline. Non tutto è business, e non tutto il vintage è ready made. Gli italiani del Dopoguerra insegnano. Fortuna che oggi, il confine tra in e out è solo questione di contesto. Se il contesto è Napoli si parla di monnezza, se è Londra si preferisce vintage.
In mezzo c'è tanto lavoro, una discreta abilità nell'arte d'arrangiarsi, e la diponiblità a sporcarsi le mani nei cassonetti. Non sempre è oro tutto quello che luccica, ma Giuseppe, come gli italiani di una volta, ci vedono cose che gli umani non possono neanche immaginare. «Certo, dovrò vendere un sacco di coni da una sterlina e mezzo per fare gli stessi soldi che mi ha offerto Jagger», ha concluso l'italiano a Londra davanti ai cronisti britannici sbigottiti. Hanno sottolineato che l'ha detto con il riso in bocca, e poi è andato via. Sparito. Tornato sul suo furgoncino per i sobborghi di Londra. Il sorriso dignitoso di un italiano, che esorbita dal sorriso italiano nel mondo: un ghigno di furbizia e smaccato cinismo, additato in ogni dove con fastidio o compassione. Sognano ancora gli Italians, come quelli di un tempo che cercavano l'America rinchiusi ad Ellis Island. Qualcuno di loro non si è arreso al business, o alla malavita. Qualcuno morirebbe ancora per onestà. Giuseppe pensa alla figlia da maritare, come nelle filastrocche. C'è chi crede ancora che dietro l'angolo di un sobborgo malfamato, si stendono fiumi azzurri, colline e praterie. C'è chi gioca ancora con la mente e i suoi tarli.

Da Liberal 4 giugno 2009





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