domenica 25 gennaio 2009

Da Morgan a Battiato, una voce unanime. Settant'anni fa nasceva quel genio di Giorgio Gaber


«Confrontarsi con lui imponeva, impone, onestà intellettuale; la scelta di preferirsi persona piuttosto che maschera. E non è mai facile accettare chi ci mette di fronte alle nostre finzioni, trasformandosi in uno specchio capace di mostrare esattamente chi e come siamo dentro». A settant’anni dalla sua nascita, Dalia Gaber ricorda così la straordinaria personalità del padre in Gaber, Giorgio, il signor G. Raccontato da intellettuali, amici, artisti (Kowalski, 251 pagg. 13 euro). Curato da Andrea Pedrinelli, il volume è un’antologia di interventi in memoria dello chansonnier milanese. Da Maurizio Costanzo a Morgan, da Vincenzo Mollica a Eugenio Finardi, viene rievocata la vena ironica e surreale dell’artista, il lascito poetico e aguzzo che i suoi testi teatrali affidano a tempi così pragmatici e rudi, destinato a perdersi in rivoli flebili. Franco Battiato, che per lui curò Polli d’allevamento, è amaro: (Gaber, ndr.) «non poteva immaginare che nel giro di qualche anno tutto quello che lui ha combattuto (l’inciviltà, l’incompetenza, il pressappochismo, il delinquere come filosofia di vita) sarebbe diventato per mezza Italia un sano obbiettivo, finalmente raggiunto».

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